Mario Oliverio
5 minuti per la letturaCATANZARO – Nuovi dettagli emergono dall’operazione Passepartout che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagini di 20 persone tra cui il presidente della Giunta Regionale, Mario Oliverio, l’ex consigliere regionale Nicola Adamo e il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto (LEGGI LA NOTIZIA).
Uno dei dialoghi intercettati durante le indagini fa emergere l’attenzione degli indagati, nel caso di specie Oliverio e Adamo, riguarda le conversazioni telefoniche: Se vince il centrosinistra «lui va alla ricerca di fargli il vicesindaco, no? Se si perdono le elezioni comunali, siccome è un manager, è un ingegnere, un incarico regionale, in attesa che si candida la prossima volta alla Regione, però ci deve essere». «Va bene va bene va bene ok, ciao ciao. È meglio non parlarne al telefono».
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Questo è il dialogo, intercettato dagli investigatori, tra l’ex consigliere regionale Nicola Adamo ed il Governatore della Calabria Mario Oliverio, indagati entrambi per corruzione.
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In particolare, il dialogo, riportato nel provvedimento con cui il giudice per le indagini preliminari ha sospeso dai pubblici incarichi altri due indagati, si riferisce alle dimissioni di 17 consiglieri comunali di Cosenza, alcuni dei quali di maggioranza, che portarono alla decadenza del sindaco forzista Mario Occhiuto. Episodio per il quale è indagato anche l’allora presidente del Consiglio comunale Luca Morrone. Dimissioni dietro le quali, secondo l’accusa, ci sarebbe stata la regia di Adamo. Al riguardo nel provvedimento del gip viene riportato il testo di un sms inviato da Adamo al capogruppo del Pd alla regione Sebi Romeo, che non è indagato.
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«Se riusciamo a far cadere Occhiuto – scrive Adamo – dobbiamo farlo con chiarezza, non deve apparire come una congiura di palazzo, rischieremmo un boomerang».
Morrone, secondo l’accusa, avrebbe accettato di firmare le dimissioni in cambio della carica di vicesindaco nella eventuale nuova maggioranza o un incarico di ingegnere alla Regione. Ed è in questo contesto che si inserisce la conversazione intercettata tra Adamo e Oliverio.
La posizione del Gip sull’associazione
Sembrano agire in virtù di «una prassi generalmente accettata», gestendo «in chiave opportunistica le dinamiche politiche» ma «manca la dimostrazione del fatto che abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa». E’ questa la valutazione del gip di Catanzaro in merito all’inchiesta Passepartout della Procura che vede coinvolte venti persone tra le quali il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, l’ex consigliere regionale Nicola Adamo, entrambi del Pd, indagati per associazione per delinquere e corruzione, e il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, indagato per corruzione.
Un’inchiesta che, al di là di quelli che saranno gli esiti giudiziari, provoca lo scontro a distanza tra il capo politico dei 5 Stelle e vice premier Luigi Di Maio ed il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Al primo che afferma che «il Pd riesce sempre a fare peggio di Fi» perché in Calabria «lascia il presidente Oliverio dov’è», il segretario democrat replica che “c’è solo una cosa peggiore del giustizialismo, ed è il giustizialismo di partito, per il quale si fa dimettere una persona per l’interesse del partito».
E mentre infuria la polemica politica, il gip «ridimensiona” le accuse nei confronti degli indagati nel provvedimento con il quale dispone la sospensione dai pubblici uffici di altri due indagati respingendo la richiesta per altri. La considerazione del giudice deriva, scrive, dal «ridimensionamento che ha avuto l’impostazione accusatoria rispetto ai cosiddetti reati fine atteso che anche quelli per i quali si è ritenuta raggiunta la soglia della gravità indiziaria appaiono circoscritti ad una singola operazione dagli indagati di volta in volta sovraintesa e non perché essi avrebbero condiviso un generico ed indeterminato programma criminoso».
Una delle ipotesi per la quale il gip rileva la gravità indiziaria è l’episodio contestato ad Oliverio, Adamo e all’ex presidente del Consiglio comunale di Cosenza Luca Morrone relativo alle dimissioni dei consiglieri dell’assemblea cosentina – tra i quali lo stesso Morrone e altri esponenti della maggioranza di centrodestra – che portarono, nel 2016, alla decadenza del sindaco Mario Occhiuto, poi rieletto alle successive elezioni.
Dimissioni, è la tesi dell’accusa, orchestrate da Adamo ed Oliverio per danneggiare Occhiuto. Al riguardo, agli atti dell’inchiesta c’è un sms inviato da Adamo ad un altro esponente dem in cui scrive: «se riusciamo a far cadere Occhiuto dobbiamo farlo con chiarezza, non deve apparire come una congiura di palazzo, rischieremmo un boomerang». E c’è anche la trascrizione di una telefonata intercettata tra Oliverio e Adamo, descritto dal gip come «il principale e in alcuni casi l’esclusivo punto di riferimento per molti politici e funzionari» che con la sua «ingombrante presenza finisce con il condizionare l’azione politica del governatore del quale è consigliere di fatto e suggeritore delle strategie da adottare».
Adamo dice ad Oliverio che se alle elezioni del 2016, dopo la caduta di Occhiuto, vince il centrosinistra, lui, riferendosi a Morrone, «va alla ricerca di fargli il vicesindaco, no? Se si perdono le elezioni comunali, siccome è un manager, è un ingegnere, un incarico regionale, in attesa che si candida la prossima volta alla Regione, però ci deve essere». Secca la risposta di Oliverio: «Va bene va bene va bene ok, ciao ciao. È meglio non parlarne al telefono».
Morrone si chiama fuori
Luca Morrone, consigliere comunale di Cosenza, indagato nell’operazione Passepartout, ha respinto le accuse. «Sinceramente sono ancora scosso per quanto sia assurdo ciò che è stato ipotizzato. Chi mi conosce sa bene quanto mi sia costata quella sfiducia sia sul piano umano che politico. Ho sofferto tanto in quei giorni ed in più occasioni – ha aggiunto – ho pubblicamente spiegato le motivazioni che mi avevano indotto a tale decisione che oggi mai rifarei. Nel respingere convintamente tutte le accuse ipotizzate sono certo che presto si farà chiarezza su tutto. Il mio impegno politico andrà avanti improntato sempre sulla massima rettitudine ed onestà nel rispetto dei tanti amici che in questi anni mi hanno sostenuto e dato fiducia».
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