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Catanzaro – A Calabria Verde indagini senza fine. Ieri, la Guardia di Finanza, secondo quanto è trapelato, ha fatto nuovamente visita presso la sede centrale dell’azienda ex Afor, ubicata a Catanzaro. La maxi-inchiesta che si è abbattuta sull’ente in house della Regione, a partire dalla fine del 2015, sembra proprio non aver battute d’arresto. Negli uffici di Calabria Verde è, ormai, un continuo via vai di carabinieri e finanziari, con deleghe investigative firmate una volta dalla procura catanzarese, una volta dalla procura di Castrovillari. Ritornando alla novità di ieri, le Fiamme gialle – sostengono fonti attendibili – sarebbero interessate ad alcune recenti “pubblicazioni” dell’ente sub-regionale e, quindi, ad altri atti precedenti collegati e non rinvenibili sul sito ufficiale dell’azienda .
L’attività e la posizione di alcuni dirigenti Calabria Verde potrebbe finire nuovamente sotto la lente degli inquirenti per altre ragioni. Aumenteranno, dunque, le pagine del maxi-fascicolo già a livelli da record. Proprio in questi giorni, infatti, a comprova dell’enormità del fascicolo, abbiamo annotato lo stupore degli avvocati difensori, recatisi nelle stanze del pm di Catanzaro per avere il carteggio relativo ad uno stralcio del procedimento penale (quello in cui è indagato il governatore Mario Oliverio, per intenderci – LEGGI LA NOTIZIA). Stupore concretizzatosi quando si sono ritrovati di fronte ad una “quintalata” di faldoni, fra cui cercare quei pochi capitoli “stralciati”, gli unici che potevano prendere, perché non più coperti da segreto istruttorio.
I “PISTOLOTTI” DI SEBI ROMEO E GLI ALTRI NOMI DEL PD CITATI DA FURGIUELE
Intanto, dai verbali presenti nel del suddetto stralcio dell’inchiesta, emergono dettagli davvero curiosi. Paolo Furgiuele, ex manager di Calabria Verde, che dopo il suo coinvolgimento nell’indagine ha deciso di collaborare con i magistrati, in uno dei suoi lunghi interrogatori, fra gli altri nomi di politici del Pd di cui il Quotidiano ha già riferito (Mario Olivero, Franco Iacucci, Gaetano Pignanelli, ecc) tira in ballo pure il consigliere regionale Sebi Romeo che, va detto, al momento non ha ricevuto nessuna informazione di garanzia.
L’ex dg dell’azienda forestale, riferendosi ad un dirigente di settore dell’ente riferisce ai pm una frase che questi un giorno gli avrebbe rivolto: «Sì “Io ho votato…tu a me mi devi tenere in considerazione perché io devo svolgere un ruolo più pregnante, perché io faccio politica”. Ho detto, la mia risposta fu: “Guarda che questo non è un consiglio comunale che tu vali per quello che vuoi, tu fai il tuo lavoro che nessuno te lo ha mai impedito di fare…”. “No, ma io voglio la macchina, voglio qua…voglio là…” E io non gliel’avevo data. Dopodichè, dopodichè dopo che è venuto Sebi Romeo e mi ha fatto tre ore di pistolotti, gli diedi la macchina e gli assegnai pure lui al pulmino…». Si ricorda, che oltre al presidente della giunta regionale, nello “stralcio” in questione, sono indagati il presidente della provincia di Cosenza, Iacucci, l’ex assessore regionale di centrodestra, Michele Trematerra, il sindaco di Acquaro (Vv), Giuseppe Barilario, l’ex dirigente di settore di Calabria Verde, Franca Arlia e lo stesso Furgiuele.
Il reato contestato è abuso d’ufficio, in relazione alla nomina del primo cittadino di Acquaro, al distacco di Calabria Verde a Serra San Bruno. Nomina, secondo i pm, finalizzata ad un tornaconto elettorale e non funzionale all’attività dell’azienda. Addirittura, per dare il summenzionato incarico a Barilaro, soggetto esterno a Calabria Verde, si sarebbe dovuto far da parte il dipendente dell’ente, titolare del posto. Chiaramente, questi nominativi compaiono su una piccola parte dell’indagine, chiusa nei giorni scorsi. Pertanto è lecito aspettarsi ulteriori sviluppi, nuovi indiziati e nuove ipotesi di reato. Il troncone principale del caso giudiziario è ancora secretato.
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