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Per l’omicidio di Giovanni Torcasio e Cristina Materasso, uccisi il 29 settembre 2000, il pm aveva chiesto l’ergastolo, la Corte d’Assise ha assolto Antonio Davoli


LAMEZIA TERME – Il pm aveva chiesto l’ergastolo ma la Corte d’Assise di Catanzaro ha assolto Antonio Davoli dall’accusa di essere stato il killer di Giovanni Torcasio e Cristian Matarasso. Questa la sentenza al termine del processo di primo grado nei confronti di Antonio Davoli, 56 anni, ritenuto il killer di Giovanni Torcasio (allora capo dell’omonima cosca) e Cristian Matarasso, uccisi il 29 settembre 2000. I due uomini, a bordo di un’auto, vennero inseguiti da una moto e uccisi (la moto sarebbe stata guidata da Pietro Iannazzo condannato, invece, in primo grado a 30 anni di carcere con l’abbreviato).

LA CORTE D’ASSISE HA ASSOLTO ANTONIO DAVOLI

Dopo la requisitoria e la richiesta del pm il 17 ottobre scorso al termine del dibattimento in cui il tribunale ha sentito i principali accusatori di Davoli, i collaboratori di giustizia Gennaro Pulice e Angelo Torcasio, aveva preso la parola l’avvocato Renzo Andricciola, difensore di Davoli, il quale aveva contestato punto per punto le dichiarazioni dei due pentiti. Il processo è ripreso oggi con la discussione finale del codifensore di Davoli, l’avvocato Salvatore Staiano, che nel suo intervento difensivo ha rilevato tutte le contraddizioni e le lacune emerse nel corso del processo, in particolare le discrasie delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Pulice e Torcasio. La Corte di Assise di Catanzaro dopo essersi riunita in camera di consiglio alla fine si è pronunciata per l’assoluzione di Davoli.

LE CONDANNE IN PRIMO GRADO CON IL RITO ABBREVIATO

A gennaio scorso, per questo duplice delitto, in primo grado con il rito abbreviato il gup ha inflitto due condanne a 30 anni di carcere (il pm Chiara Bonfadini aveva chiesto due ergastoli a dicembre 2023), nei confronti di Domenico “Mimmo” Cannizzaro, 57 anni, e Pietro Iannazzo, 48 anni, il primo ritenuto uno dei mandanti del duplice omicidio e il secondo accusato di essere stato alla guida della moto con a bordo il killer.

Venti anni dopo ( a ottobre 2020) il duplice omicidio (che avrebbe dato il via alla guerra di mafia che contò decine di morti fra le cosche contrapposte), la svolta alle indagini grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: Gennaro Pulice, indagato nello stesso omicidio per aver avuto un ruolo, Pasquale Giampà, Giuseppe Giampà e Angelo Torcasio. Vincenzino Iannazzo, il “moretto” (poi deceduto) e Domenico Cannizzaro, sarebbero i presunti mandanti. Mentre Pietro Iannazzo avrebbe guidato la moto di grossa cilindrata utilizzata per l’agguato e Antonio Davoli, a bordo della moto, l’esecutore materiale.

SAREBBE STATA UNA RESA DEI CONTI

Il movente dell’agguato sarebbe legato a una “resa dei conti” (da qui il nome dell’operazione che portò all’arresto dei quattro a ottobre del 2020) cioè a una vendetta di Cannizzaro e degli Iannazzo contro Giovanni Torcasio, poiché la volontà delle cosche confederate Iannazzo e Cannizzaro sarebbe stata quella di vendicare gli omicidi del padre di Pietro Iannazzo (Francesco, ucciso nel 1992 in località Bellafemmina di Sant’Eufemia Lamezia) e di Domenico Cannizzaro (Giuseppe, ucciso nel 1998 nel piazzale di un distributore di benzina in località Bellafemmina di Sant’Eufemia Lamezia) e al contempo, prevenire ulteriori azioni omicidiarie ai loro danni, desunti dal tentativo, all’epoca, di Giovanni Torcasio (uscito dal carcere due mesi prima dell’agguato) di rinforzarsi attraverso la ricerca di nuovi alleati.

UCCISI SULLA PUNTO CABRIO, ASSOLTO ANTONIO DAVOLI

Quella mattina di fine estate del 2000, una Punto cabrio grigia con a bordo Giovanni Torcasio e con alla guida Cristian Matarasso (che si trovò quella mattina al posto sbagliato nel momento sbagliato) appena imboccò via dei Bizantini (Capizzaglie, feudo della cosca Torcasio) venne inseguita da una moto grossa cilindrata (Yamaha Rl, risultata rubata, poi ritrovata in via dei patrioti sambiasini) che sarebbe stata condotta da Pietro Iannazzo dalla quale, mediante due pistole marca Tanfoglio, calibro 9×21, vennero esplosi numerosi colpi di arma da fuoco all’indirizzo della Punto cabrio (l’arma usata dal killer fu lasciata sul posto). L’inseguimento si concluse poco prima del bivio Carrà Cosentino, allorché la macchina arrestava la sua corsa in quanto l’autista, Matarasso, rimaneva ucciso all’istante. Il passeggero Torcasio giungeva cadavere all’ospedale. Un duplice omicidio che scatenò una mattanza.

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