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Assolto anche in appello Vincenzo Torcasio accusato di essere il mandante dell’omicidio di Enzo Di Spena ucciso nel 2001


LAMEZIA TERME – Assolto anche in appello il presunto mandante dell’omicidio di Enzo Di Spena, ucciso in un tipico agguato di stampo mafioso la sera del 7 novembre 2001. La vittima, mentre stava facendo rientro a casa intorno alle 20 a bordo di un motorino in contrada Muzio, fu raggiunto da diversi colpi di pistola calibro 45 esplosi da distanza ravvicinata da un killer con il volto travisato da un passamontagna. Diciannove anni dopo il delitto, per i tre imputati giunse il rinvio a giudizio su richiesta della Dda sulla base anche delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia riscontrate con le indagini del commissariato di Lamezia e della Mobile di Catanzaro.

Tra i rinviati a giudizio Vincenzo Torcasio, 44 anni, ritenuto il mandante ma poi assolto in primo grado a ottobre del 2021 dalla Corte d’Assise di Catanzaro insieme Antonio Villella, 48 anni, detto “crozza” (ritenuto complice dell’azione di morte), tutti ritenuti personaggi di spicco della cosca Torcasio. La Procura impugnò la sentenza assolutoria nei confronti di Torcasio e non di Villella (la cui assoluzione è divenuta quindi definitiva) e, su richiesta del Procuratore generale, la Corte d’Appello ha disposto la riapertura dell’istruttoria procedendo a un nuovo esame degli stessi collaboratori sentiti nelle precedenti fasi del giudizio (Angelo Torcasio, Giuseppe Giampà e Gennaro Pulice) ritenendo il supplemento istruttorio necessario per approfondire i temi di prova in ordine al ruolo contestato a Torcasio.

OMICIDIO DI SPENA, IN APPELLO CONFERMATA L’ASSOLUZIONE PER TORCASIO

Alla fine la Corte d’Appello ha confermato l’assoluzione nei confronti di Vincenzo Torcasio, difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Gianluca Careri (in abbreviato dal gup a luglio 2021 e in appello a giugno 2022 assolto anche il presunto killer, Pasquale Torcasio, alias “carrà”). Di Spena, raggiunto da diversi colpi di pistola, fu portato in ospedale. Ad avvertire i soccorritori la moglie della vittima che in auto precedeva il marito a bordo del motorino. Spirò durante un intervento chirurgico. Le indagini fin da subito batterono la pista dello scontro fra cosche. Il movente, in particolare, starebbe in un affronto che Di Spena avrebbe fatto a Vincenzo Torcasio.

In particolare, i Torcasio avrebbero deciso l’eliminazione di Di Spena dopo che quest’ultimo avrebbe qualche mese prima dell’agguato picchiato pesantemente Vincenzo Torcasio per questioni verosimilmente personali. Vincenzo e Nino Torcasio (quest’ultimo ucciso nel 2002 e all’epoca dei fatti ritenuto il capo della cosca Cerra – Torcasio a seguito della scissione della cosca unitaria Cerra – Torcasio – Giampà) avrebbero deciso l’eliminazione di Di Spena dando così mandato – secondo le accuse – a Pasquale Torcasio, Villella e Domenico Zagami (ucciso nella guerra di mafia alla vigilia di ferragosto del 2004) di agire.  

LO STUDIO DELLE ABITUDINI DELLA VITTIMA DA PARTE DEI KILLER

Nei giorni precedenti all’agguato i killer avrebbero studiato le abitudini della vittima anche nei pressi della sua abitazione al fine di individuare il momento propizio per agire. Un delitto ben presto inquadrato dagli investigatori della Squadra mobile e del commissariato che eseguirono le indagini, nella strategia criminale volta a mantenere il dominio incontrastato del “controllo del territorio di competenza”. Anche attraverso l’eliminazione fisica di personaggi in qualche modo legati a contrapposte consorterie mafiose e ritenuti altresì in grado di fornire appoggio a queste ultime per eventuali azioni criminali. Alla fine, però, dei due processi di primo e secondo grado, le accuse per i tre imputati non hanno retto.

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