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Il luogo dei lavori oggetto della lite fra i fratelli Odoardi

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NOCERA TERINESE (CATANZARO) – Un altro capitolo della saga familiare sulla lite tra i fratelli Odoardi. Gregorio Lillo Odoardi, 61 anni, titolare dell’omonima azienda agricola, ha denunciato di essere rimasto vittima, la sera del 9 luglio, di una «brutale aggressione» da parte del fratello Pasquale. Ma «i fatti – affermano gli avvocati Filomena Colonna e Giuseppe Spinelli, legali di Pasquale Lillo Odoardi e dell’amministratore del Consorzio Agricolo Giovan Battista Odoardi Lillo – sono radicalmente destituiti di fondamento. Pasquale Lillo Odoardi ha reso immediate dettagliate dichiarazioni ai Carabinieri; Giovan Battista Odoardi Lillo è stato soccorso in primis dall’ambulanza intervenuta nella sede del Consorzio Agricolo Scavigno e trasportato all’ospedale di Lamezia Terme».

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Questo l’epilogo di una giornata (l’8 luglio), iniziata la mattina con alcuni lavori in un terreno di località Macchie di Nocera Terinese – secondo una denuncia sporta da Giovan Battista Lillo Odoardi, 51 anni, amministratore unico del Consorzio agricolo Scavigno, fratello di Gregorio – ai carabinieri di Nocera Terinese nel pomeriggio dell’8 luglio, quindi prima della denunciata aggressione della sera del 9 luglio nei confronti di Gregorio. Ha denunciato (allegando varie sentenze contro il fratello) ai carabinieri che la persona da lui incaricata alla pulizia dei terreni di località Macchie con l’utilizzo di un escavatore, «terreni dal 2006 a oggi mai reclamati da Gregorio, mi riferiva che sul posto era giunto un dipendente dell’azienda Odoardi, tale Davide Trunzo, il quale posizionava la propria autovettura in modo da ostacolare il passaggio, impedendo la prosecuzione dei lavori sui terreni in stato di totale abbandono e a rischio incendi, intimandogli di non proseguire i lavori, atteso che il fondo in questione è di proprietà del suo titolare Gregorio Lillo Odoardi.

Nel frattempo sopraggiungevano i coniugi Gregorio Lillo Odoardi e Barbara Spalletta, quest’ultima qualificatasi come comandataria dei terreni i in questione, avendo lei il comodato d’uso stipulato con il marito Gregorio. Aggiungeva inoltre, in presenza dei Carabinieri intervenuti sul posto, di essere beneficiaria di una possessoria in cui incideva tale terreno. La pregavo di allontanarsi in quanto i terreni che lei asseriva essere in comodato risultavano tuttavia pignorati al Consorzio Agricolo Scavigno, che ha al suo interno l’intero compendio aziendale di cui fanno parte terreni e beni strumentali, tutti facenti capo al predetto fondo consortile di cui io, come già ribadito, ne sono il presidente, essendo subentrato a mio fratello Gregorio già dal 2021».

Da qui Giovan Battista Odoardi ha denunciato di aver dovuto sospendere i lavori per la lite subendo un danno di 800 euro avendo commissionato l’escavatorista per l’attività di manutenzione del terreno», ritenendo responsabili Barbara Spalletta, Davide Trunzo, Gregorio Odoardi (i tre, tra l’altro, figurano fra le otto persone rinviate a giudizio dal gip di Lamezia nel 2022 per violenza privata, violazioni di sigilli, resistenza e pubblico ufficiale in danno di un custode giudiziario di beni sottoposti a sequestro preventivo, ndr) i quali «a mio avviso, a vario titolo, si sono resi responsabili di violenza privata ed invasione di terreni nei miei riguardi».

L’epilogo della giornata dell’8 luglio è stato poi denunciato da Gregorio Lillo Odoardi, smentito dai fratelli. Un’altra pagina, dunque, delle contese e della lite fra l’impresa individuale “Dr. Giovanbattista Odoardi” di Gregorio Lillo Odoardi con cantine di imbottigliamento in località Campodorato di Nocera Terinese, e Giovan Battista Lillo Odoardi, 51 anni, amministratore unico del Consorzio Agricolo Scavigno, il quale, ha rappresentato nella denuncia ai carabinieri anche che il fratello «nonostante indagato e rinviato a giudizio in numerosi procedimenti penali, dolosamente, Gregorio Lillo Odoardi ad indebito vantaggio ha continuato a far valere le sue pretese su tutti i beni strumentali del Consorzio Agricolo Scavigno, impossessandosi di fatto ed illegalmente dell’intero compendio aziendale, degli impianti, attrezzature e falsificando altresì certificazioni sanitarie realizzando un esercizio abusivo di attività produttiva ponendo in vendita circa 1.299.000 litri di vino sottratti al Consorzio subendo un ingiusto danno».

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