X
<
>

Marco Gallo

Share
3 minuti per la lettura

La Corte d’Appello di Catanzaro conferma la condanna a 30 anni di carcere nei confronti di Marco Gallo, accusato dell’omicidio e della distruzione del cadavere di Domenico Maria Gigliotti.


LAMEZIA TERME – Imprenditore edile ucciso e il corpo dato alle fiamme. La Corte d’Appello di Catanzaro conferma la condanna a 30 anni di carcere nei confronti di Marco Gallo, 48 anni, da perito elettrotecnico a serial killer (è stato condannato all’ergastolo per altri tre omicidi), accusato dell’uccisione e della distruzione del cadavere dell’imprenditore edile Domenico Maria Gigliotti, ucciso e bruciato a gennaio del 2015 davanti la sua abitazione di contrada Quattrocchi accanto alla sua auto distrutta dalle fiamme (e sotto gli occhi della moglie). In primo grado, a giugno 2022, al termine del processo celebratosi con il rito abbreviato, il gup di Lamezia condannò Gallo a 30 anni (il pm chiese l’ergastolo).

PERIZIA BALISTICA INCASTRA MARCO GALLO PER L’OMICIDIO GIGLIOTTI

Gallo (difeso dagli avvocati Antonio Mancuso e Francesco Siclari) si è sempre dichiarato estraneo all’omicidio dell’imprenditore edile Gigliotti il quale – secondo quanto emerse dalle indagini – avrebbe pagato con la vita la mancata restituzione di una somma a Gallo per una crociera che Gallo e la moglie non avrebbero mai fatto. Gallo avrebbe versato 1100 euro all’agenzia di viaggi gestita dalla moglie della vittima. Sarebbe stato proprio l’incasso fraudolento dell’anticipo versato, nonché la mancata restituzione dello stesso a scatenare la violenta reazione dell’imputato che, già nel mese di ottobre 2014, avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione della famiglia Gigliotti. Sarebbe stato proprio questo episodio a incastrare Gallo per il delitto Gigliotti.
Le risultanze di una perizia balistica, infatti, arrivarono alla conclusione che i proiettili che hanno attinto Gigliotti una fredda notte di gennaio del 2015, quelli sparati contro la sua abitazione e il proiettile estratto dal corpo dell’avvocato Francesco Pagliuso sarebbero stati esplosi «inconfutabilmente dalla stessa arma». Per l’omicidio dell’avvocato Pagliuso, Gallo, infatti, di recente è stato condannato all’ergastolo in quanto ritenuto il killer del professionista. La circostanza della stessa arma era stata contestata dai difensori di Gallo.

IL MOVENTE DELL’OMICIDIO

Ma il movente dell’efferato delitto Gigliotti – secondo le indagini condotte dal Commissariato di Lamezia e dalla Squadra Mobile di Catanzaro – sarebbe riconducibile anche a presunte avances sessuali di Gigliotti nei confronti della moglie di Gallo. Da questa sarebbe nata una discussione fra il presunto killer e l’imprenditore edile al culmine della quale Gigliotti avrebbe pesantemente malmenato Gallo. Circostanza questa sempre smentita da quest’ultimo nel fin dall’interrogatorio di garanzia relativo al suo arresto (giugno 2021) per questo efferato delitto.
Ma oltre che per quattro omicidi, Gallo è accusato anche di un tentato omicidio (ma solo perché la pistola s’inceppò e la vittima riuscì a ripararsi dentro il portone di una palazzina). Ed, è stato condannato in primo grado a ottobre 2023 anche a 20 anni di carcere per associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni nell’ambito del processo Reventinum contro le cosche della montagna, in particolare della cosca Scalise di cui Gallo è stato ritenuto il killer. A Gallo per il delitto Gigliotti gli è stata confermata anche la condanna al risarcimento delle parti civili, Franco Gigliotti e Rossella Gigliotti, padre e sorella della vittima, difesi dagli avvocati Salvatore Cerra e Lucio Canzoniere.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE