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Padre accusato di violenza sessuale sulla figlia minorenne assolto perché il fatto non sussiste in Appello, torna in libertà


LAMEZIA TERME – UN’accusa grave quanto infamante da cui era pure giunta una sentenza di condanna pesante in primo grado, oltre a subire l’onta del carcere. Ma per quel padre ritenuto un orco, poiché avrebbe abusato sessualmente della figlia minore di 13 anni (nei periodi compresi dal 2016 fino al 19 gennaio del 2023) è giunta l’assoluzione nel secondo grado di giudizio. Condannato in primo grado a nove anni e cinque mesi di reclusione, G.M. ora è assolto in appello dall’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti della figlia minore.

VIOLENZA SESSUALE SULLA FIGLIA, ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSSISTE

La Corte di Appello di Catanzaro – prima sezione – presieduta da Giancarlo Bianchi, ha assolto “perché il fatto non sussiste” dai reati di violenza sessuale aggravata, nonché “perché il fatto non costituisce reato” per un altro capo d’accusa (in relazione al mancato obbligo di versare l’assegno mensile di mantenimento di 180 euro a favore della ex moglie di 600 euro a favore dei tre figli minori, come da sentenza non definitiva del 21 febbraio 2016 e successiva sentenza del tribunale di Lamezia Terme del 17 giugno 2021) ribaltando totalmente la prima sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale collegiale di Lamezia Terme il 5 settembre 2023 con la quale invece l’imputato G.M. era stato condannato alla pena di anni 9 e mesi 5 di reclusione, con pagamento delle spese processuali ed applicazione delle pene accessorie previste in materia.

La Corte d’Appello ha anche disposto il ritorno in libertà di G.M. che era agli arresti domiciliari concessi dopo essere finito in carcere. Una vicenda processuale che ha visto contrapposti come difensori di parte civile gli avvocati ti Caterina Berlingeri e Graziella Astorino, per i familiari della minore e la minore stessa; e i legali dell’imputato,  gli avvocati Ortensio Mendicino e Vanessa Cardamone. La Corte di Appello, dopo appassionata arringa dei difensori dell’imputato, ha accolto totalmente i motivi di impugnazione e le richieste contenute, prosciogliendo l’imputato dalle gravi accuse, disponendone l’immediata scarcerazione, revocando le pene accessorie e le statuizioni civili a suo tempo accordate alla predetta parte civile.

LA SODDISFAZIONE DELLA DIFESA

Per l’imputato G.M. la sentenza di “equivale di fatto – commentano i difensori dell’imputato – ad una vera e propria resurrezione da uno stato di annientamento morale e civile nel quale era precipitato sin dal momento dell’infamante accusa e dalla adozione della misura cautelare di massimo rigore intervenuta poco dopo le accuse della minore. La decisione adottata dalla Corte di Appello è di forte rilievo, sia per la assai delicata materia trattata per la quale il Legislatore ha previsto una disciplina speciale (Codice Rosso) con pene severissime e sia perché in diritto l’aspetto di credibilità o meno di minore presunto abusato suscita attualmente a livello di giurisprudenza di merito e di legittimità fortissimo interesse sotto ogni aspetto».

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