Nicola Gratteri
2 minuti per la letturaIl gip di Catanzaro Alberano ha disposto gli arresti in carcere per Gregorio Mirarchi accusato di aver scritto in una lettera anonima minacce di morte ipotizzando un attentato con un bazooka il procuratore Nicola Gratteri
CATANZARO – Secondo l’accusa non ha trovato miglior modo per vedersi ridimensionare le accuse a proprio carico che minacciare il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e il Sostituto procuratore Debora Rizza. Pertanto il giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, Marilena Albarano, ha disposto la misura cautelare degli arresti in carcere, accogliendo la richiesta dell’accusa, per Salvo Gregorio Mirarchi, 33enne di Montepaone in provincia di Catanzaro.
Il gip, infatti, ritiene che l’arresto in carcere sia «l’unica misura idonea a soddisfare in concreto le esigenze cautelari». Misura «che appare proporzionata alla entità della sanzione edittale e di quella che in concreto si ritiene possa essere irrogata (sicuramente non contenibile nell’ambito di pena sospesa né nei tre anni di detenzione). Qualsivoglia misura meno affittiva (anche se applicata cumulativamente con altre) non appare, infatti, idonea a scongiurare la reiterazione di condotte analoghe a quelle poste in essere nella vicenda in esame da parte dell’indagato».
MINACCE A GRATTERI, MIRARCHI AGLI ARRESTI. LA RICOSTRUZIONE DELL’ACCUSA
In sostanza, secondo la ricostruzione dell’accusa, Mirarchi, nel gennaio del 2023, avrebbe minacciato Gratteri e Rizza con una lettera anonima. L’obiettivo era «costringerli ad adoperarsi per fare in modo che cessasse la sua detenzione e venisse ridimensionata l’accusa di appartenere ad una associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti». Accusa per la quale Mirarchi è detenuto.
Le minacce che Mirarchi avrebbe mosso tramite la lettera anonima erano sostanzialmente di morte. Minacce che diverse perizie, tra cui un confronto con un’altra lettera minatoria per la quale Mirarchi è a giudizio, lo individuano come autore. L’uomo affermava che «sarebbero rimasti vittima di un attentato da porre in essere con l’utilizzo di un bazooka». Avrebbe minacciato di morte il fratelli di Gratteri. Inoltre, avrebbe rivelato, «che era noto dove costui vivesse dicendo altresì che erano conosciuti anche i percorsi che Gratteri compiva con la vettura di servizio. Affermando che se per la fine del 2023 non fosse stato liberato, Gratteri avrebbe pagato con la vita».
Tutte le accuse sono aggravate dal metodo mafioso. Ciò «per la particolare gravita delle minacce poste in essere evocando l’esistenza di una organizzazione pronta ad uccidere». Ma anche «affermando espressamente di essere orgoglioso di appartenere alla ‘ndrangheta».
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