2 minuti per la lettura
LAMEZIA TERME – E’ stato chiesto il massimo della pena per Domenico “Mimmo” Cannizzaro, 57 anni, e Pietro Iannazzo, 48 anni, il primo ritenuto uno dei mandanti del duplice omicidio di Giovanni Torcasio (allora capo dell’omonima cosca) e Cristian Matarasso, uccisi il 29 settembre 2000 (il primo omicidio della guerra di mafia), e il secondo sarebbe stato alla guida della moto utilizzata dal killer.
Dopo la richiesta del pm al processo che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al gup di Catanzaro, Chiara Esposito, hanno preso la parola i difensori dei due imputati, gli avvocati Lucio Canzoniere, per Cannizzaro, e Francesco Gambardella e Antonio Larussa per Iannazzo.
L’udienza è stata poi rinviata al 10 gennaio prossimo quando è prevista la sentenza. Il duplice omicidio (che avrebbe dato il via alla guerra di mafia che contò decine di morti) si verificò il 29 settembre del 2000, 20 anni dopo le indagini della Squadra mobile trovarono riscontro nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: Gennaro Pulice, indagato nello stesso omicidio per aver avuto un ruolo, Pasquale Giampà, Giuseppe Giampà e Angelo Torcasio. Vincenzino Iannazzo, il “moretto” (poi deceduto) e Domenico Cannizzaro, “Mimmo”, sarebbero stati i presunti mandanti del duplice delitto, mentre Pietro Iannazzo sarebbe stato alla guida della moto utilizzata dai killer e Antonio Davoli, a bordo della moto, l’esecutore materiale (quest’ultimo sarà giudicato con il rito ordinario).
Il movente dell’agguato di 23 anni fa sarebbe legato a una “resa dei conti” (da qui il nome dell’operazione che portò all’arresto dei quattro a ottobre del 2020) cioè a una vendetta di Cannizzaro e degli Iannazzo contro Giovanni Torcasio, poichè la volontà delle cosche confederate Iannazzo e Cannizzaro sarebbe stata quella di vendicare gli omicidi del padre di Pietro Iannazzo, Francesco (ucciso nel 1992 in località Bellafemmina di Sant’Eufemia Lamezia), e di Giuseppe Cannizzaro (padre di Domenico Cannizzaro, ucciso nel 1998 nel piazzale di un distributore di benzina in località Bellafemmina di Sant’Eufemia Lamezia) e al contempo, prevenire ulteriori azioni omicidiari e ai loro danni, desunti dal tentativo, all’epoca, di Giovanni Torcasio di rinforzarsi attraverso la ricerca di nuovi alleati.
Quella mattina di fine estate del 2000, una Punto cabrio grigia con a bordo Giovanni Torcasio e con alla guida Cristian Matarasso, appena imboccò via dei Bizantini, venne inseguita da una moto grossa cilindrata (Yamaha Rl, oggetto di furto, poi ritrovata in via dei patrioti sambiasini) che sarebbe stata condotta da Pietro Iannazzo dalla quale, mediante due pistole marca Tanfoglio, calibro 9×21, vennero esplosi numerosi colpi di arma da fuoco all’indirizzo della Punto cabrio. L’inseguimento si concluse poco prima del bivio di località Carrà Cosentino, allorché la macchina arrestava la sua corsa in quanto l’autista, Materasso, rimaneva ucciso all’istante, mentre il passeggero Torcasio giungeva cadavere all’ospedale.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA