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Il Tribunale di Catanzaro

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LAMEZIA TERME –Assolto anche in appello l’avvocato Antonio Larussa, accusato di favoreggiamento della latitanza di Daniele Scalise, elemento di spicco dell’omonima cosca, violenza privata (aggravati dal metodo mafioso per l’agevolazione alla cosca Scalise) ai danni dell’avvocato Francesco Pagliuso (ucciso il 9 agosto 2016) e procurata inosservanza di pena (relativa all’ipotesi che Larussa avrebbe aiutato Scalise a sottrarsi all’esecuzione della pena).

Dopo l’assoluzione di ottobre 2020 (per due capi d’accusa Larussa è stato assolto perchè il fatto non sussiste e per un altro per non aver commesso il fatto) al termine del processo di primo grado celebratosi con il rito abbreviato, anche la Corte d’Appello di Catanzaro ha mandato assolto Larussa (in primo grado era stata assolta “perché il fatto non sussiste” anche l’avvocato Tullia Pallone – assistente di studio di Larussa, all’epoca dei fatti – nei confronti della quale la Procura non ha impugnato la sentenza per cui l’assoluzione è definitiva).

La vicenda si intrecciò con l’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso a Lamezia il 9 agosto 2016, nel contesto del quale finirono i due avvocati finirono sott’inchiesta: Larussa accusato di aver favorito la latitanza di un boss del Reventino, Daniele Scalise, poi ucciso in un agguato di stampo mafioso a Soveria Mannelli il 28 giugno 2014 (avrebbe incontrato da latitante Pagliuso nello studio dell’avvocato Larussa) e di concorso in violenza privata aggravato dal metodo mafioso.

Ma già al termine del processo celebratosi di primo grado le accuse non hanno retto per cui Larussa e Pallone (accusata di favoreggiamento semplice perché avrebbe aiutato Larussa ad eludere le investigazioni) furono assolti. Assoluzione ora confermata in appello per Larussa per il quale il procuratore generale, dopo aver impugnato la sentenza di primo grado, aveva chiesto la condanna. Come si ricorderà, al processo di primo grado, a febbraio 2020, l’allora pm della Dda di Catanzaro, Elio Romano, aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione per Larussa e un anno per l’avvocato Pallone.

Il gup di Catanzaro, Paola Ciriaco, accogliendo invece le tesi difensive dei difensori degli imputati, gli avvocati Francesco Gambardella per Larussa e Giuseppe Spinelli per Pallone, li mandò assolti. Alla richiesta dell’accusa avevano aderito le parte civili: gli avvocati Marcello Manna, per la Camera Penale di Lamezia (di cui Pagliuso era segretario) Bonaventura Candido, Nunzio Raimondi e Salvatore Staiano per i familiari di Pagliuso.

Il favoreggiamento al latitante – secondo le accuse – sarebbe emerso nell’ambito della indagini sull’omicidio dell’avvocato Pagliuso ucciso il 9 agosto 2016 mentre rientrava a casa. Daniele Scalise (nel periodo della latitanza di Scalise tra la primavera del 2012 e quella del 2013) avrebbe incontrato Pagliuso nello studio dell’avvocato Larussa. L’avvocato Pagliuso avrebbe commesso – secondo gli Scalise – errori nella linea difensiva in un processo allora pendente presso il Tribunale di Cosenza, che vedeva imputato Daniele Scalise per truffa, oltre che della mancata consegna delle carte procedurali allo stesso Larussa, che nel frattempo era stato nominato co-difensore dallo stesso Scalise.

Secondo quando emerse nel corso delle indagini sul delitto Pagliuso, gli Scalise sarebbero entrati in conflitto con i Mezzatesta e poi con Pagliuso che difese Domenico e Giovanni Mezzatesta nel processo su un duplice delitto avvenuto al bar del Reventino di Decollatura il 19 gennaio 2013, evitando l’ergastolo ai due imputati. L’esito del processo avrebbe infastidito gli Scalise i quali reputarono anche che Pagliuso avrebbe favorito la latitanza di Domenico Mezzatesta. Da qui sarebbe maturato l’omicidio dell’avvocato.

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