Fabrizio Rizzuti sindaco di Cerva
2 minuti per la letturaLa difesa del sindaco di Cerva Fabrizio Rizzuti arrestato nell’ambito dell’operazione Karpanthos: «Nessun patto con la cosca»
CERVA – Nega il presunto patto elettorale politico-mafioso e si dice estraneo agli ambienti criminali. Il sindaco del piccolo Comune di Cerva, Fabrizio Rizzuti, dallo scorso venerdì sottoposto agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’operazione Karpanthos, condotta dai carabinieri contro le cosche della Presila, si è difeso a lungo, assistito dall’avvocato Luigi Sciumbata, nel corso dell’interrogatorio di garanzia svoltosi dinanzi al gip distrettuale Chiara Esposito. Il sindaco ha affermato che nessuna promessa al clan in cambio di voti era stata mai fatta dagli amministratori poi eletti.
Come si ricorderà, Rizzuti, il fratello Massimo, dipendente comunale, l’assessore Raffaele Scalzi e il consigliere di maggioranza Raffaele Borelli, secondo l’accusa, alle elezioni del giugno 2017, in cambio dell’appoggio elettorale fornito da Tommaso Scalzi, presunto esponente dei clan, gli avrebbero procurato somme di denaro e avrebbero promesso una percentuale sugli appalti pubblici aggiudicati dal Comune.
OPERAZIONE KARPANTHOS, IL SINDACO RIZZUTI SMENTISCE PATTI CON LA COSCA
Il sindaco ha smentito la prospettazione accusatoria innanzitutto ricordando che aveva denunciato ai carabinieri le intimidazioni di Scalzi. Inoltre, ha ricordato che il Comune aveva respinto la richiesta, avanzata dal legale di Scalzi, di un risarcimento di 20mila euro – la cifra che lo stesso rivendicava per i suoi presunti servigi agli amministratori poi eletti – relativo a un incidente avvenuto a causa della viabilità cittadina. Tant’è che l’avvocato Sciumbata ha prodotto gli atti del conseguente contenzioso civile.
Il legale, in particolare, nel suo intervento, ha rilevato, a proposito di una conversazione intercettata intercorsa tra l’assessore Raffaele Scalzi e sua madre, che quando la donna chiede al figlio se, a proposito delle pressioni di Tommaso Scalzi, gli amministratori avessero promesso qualcosa a quest’ultimo, l’assessore afferma che una volta il presunto malavitoso andava dicendo che le promesse gli erano state fatte dal sindaco, un altro giorno da Borelli, un altro giorno ancora dallo stesso assessore, ma che in realtà nessuno gli aveva promesso nulla.
Insomma, conversazioni “unilaterali” di Scalzi smentite da dati oggettivi, almeno questa è la tesi dell’avvocato Sciumbata, che ha avanzato richiesta di revoca della misura cautelare per il sindaco e si riserva di fare ricorso al Tribunale del Riesame di Catanzaro in caso di rigetto. Anche il consigliere Borelli ha risposto alle domande del gip fornendo una propria versione dei fatti, mentre l’assessore Scalzi e il fratello del sindaco si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
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