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Nuovo blitz della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri contro le ‘ndrine calabresi, con l’operazione Karpanthos eseguita ordinanza cautelare a carico di 58 persone

CATANZARO – Nuovo blitz della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, contro le ‘ndrine calabresi. A poche settimane dal proprio definitivo trasferimento a Napoli, previsto per il mese di ottobre, il procuratore Gratteri mette mano alle carte della distrettuale con l’obiettivo di chiudere i conti ancora in sospeso.

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Scatta così l’operazione Karpanthos (dal nome attribuito, in antichità, alla città di Petronà) che questa mattina, 22 settembre 2023, ha visto i Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro coordinati dalla Procura diretta da Gratteri, impegnati, con oltre 400 militari scesi sul capo, ad eseguire su tutto il territorio nazionale un’ordinanza cautelare emanata nei confronti di 52 persone.

L’ordinanza, secondo quanto reso noto dagli stessi militari, prevede l’esecuzione di 38 arresti in carcere, 6 arresti ai domiciliari e 8 notifiche di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse sono mosse sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati nei loro confronti, di associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti caratterizzate dalla disponibilità di armi, nonché di estorsione, rapina a mano armata, ricettazione, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Ossia tutta una serie di reati contro la persona e contro il patrimonio tipici dell’attività sul territorio della criminalità organizzata calabrese.

Grazie alla indagini gli inquirenti sono intervenuti «nell’area della presila catanzarese, ai confini con la provincia di Crotone, dimostrando l’esistenza e l’attuale operatività – spiegano gli stessi militari – di un sodalizio di ‘ndrangheta operante nei territori di Petronà e Cerva, avente stabili ramificazioni nelle province di Lecco, Genova e Torino; nonché, di un’organizzazione dedita a un fiorente spaccio di sostanze stupefacenti, operante sul medesimo territorio, di cui fanno parte alcuni affiliati».

Nel dettaglio, «l’indagine ha permesso di documentare l’esistenza della cosca di ‘ndrangheta “Carpino” di Petronà, coinvolta negli anni duemila in una sanguinosa faida, operante nella presila catanzarese e con ramificazioni in Liguria e Lombardia, nonché dell’alleato gruppo criminale di Cerva, detto dei Cervesi, con estensioni in Piemonte e Lombardia, entrambi ora ricadenti sotto l’influenza del locale di Mesoraca (KR)».

I due gruppi criminali sarebbero «dediti principalmente alle estorsioni in danno degli imprenditori edili e dei commercianti della presila catanzarese attuate mediante incendi e danneggiamenti, alle rapine a mano armata, al riciclaggio e all’intestazione fittizia di beni, al traffico di cocaina e marijuana con differenti canali di approvvigionamento, riconducibili comunque a soggetti operanti nei territori di Cutro o Mesoraca».

Ma dalle indagini sarebbe anche emerso «lo scambio elettorale politico–mafioso e l’influenza del gruppo criminale di Cerva sulla locale amministrazione comunale in occasione delle elezioni del 2017, mediante il procacciamento di voti per alcuni degli indagati, all’epoca candidati ed eletti in quella tornata, poi riconfermati nelle consultazioni del 2022, in cambio della promessa di denaro e di una percentuale sugli appalti pubblici».

Infine sarebbe emersa «la possibilità della cosca di Petronà di avere a disposizione entrature nella pubblica amministrazione. Nel caso di specie, un dipendente dell’Agenzia delle Entrate aveva messo la propria funzione a disposizione di un affiliato, manifestando la propria disponibilità a ricevere dei falsi, riguardanti proprietà di quest’ultimo, per evitare che costui incorresse in sanzioni o che dovesse pagare l’IMU e ottenendo, in cambio la promessa di favori di varia natura».

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Francesco Ridolfi

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