L'avvocato Giancarlo Pittelli
3 minuti per la letturaProcesso Rinascita Scott, annullato l’obbligo di dimora per Giancarlo Pittelli. Per il Riesame l’avvocato «non ha svelato segreti»
VIBO VALENTIA – Nella nuova querelle giudiziaria tra Dda e legali di Giancarlo Pittelli, tra i principali imputati in “Rinascita-Scott”, questo round va alla difesa del penalista a processo.
Il Tribunale del riesame di Catanzaro, presidente Mariarosaria Miglierino, a latere Andrea Odierno e Rita Bosco, chiamato a pronunciarsi dopo che la Corte di Cassazione, ha infatti annullato con rinvio l’ordinanza con cui il Tdl a luglio 2022 aveva disposto gli arresti domiciliari all’ex parlamentare di Forza Italia – confermando il provvedimento emesso il 14 aprile dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia – revocando così la misura cautelare in atto nei confronti del noto penalista Giancarlo Pittelli che non è più sottoposto neanche all’obbligo di dimora.
“Una sorta di millanteria per far considerare agli assistiti cruciale il suo ruolo di avvocato in virtù delle sue conoscenze ed entrature. Una condotta questa non qualificabile come concorso esterno in associazione mafiosa” è stato il giudizio dei magistrati del riesame nei confronti di Pittelli che hanno tenuto conto degli importati elementi nuovi sorvolati dal precedente Collegio ed evidenziati dai difensori e che secondo la Cassazione se valutati correttamente avrebbero potuto mettere in discussione gli arresti domiciliari per l’imputato, chiamato a rispondere anche di rivelazione e utilizzazione del segreto di ufficio e abuso di ufficio.
In buona sostanza, la misura cautelare si basava proprio sul concorso esterno in associazione mafiosa in quanto secondo la Dda Pittelli avrebbe rivelato al clan Mancuso notizie coperte da segreto, avrebbe agevolato la ’ndrangheta spifferando un interrogatorio del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, come riportato dai giornali “ai più stretti familiari”. Un’espressione che seppur generica, secondo la Cassazione, tenuto conto della storia criminale del pentito, non può che essere ricondotta al fratello di Mantella.
“Ai fini della permanenza di un quadro cautelare immutato”, il Tdl, secondo il Supremo collegio, non si era confrontato con l’allegazione difensiva, “puntualmente riportata nell’atto di appello”, secondo cui il collaboratore avrebbe accusato il fratello, “notizia non uscita sulla stampa, nonostante i media si fossero occupati della vicenda, nel mese di ottobre 2016, e quindi Pittelli non avrebbe potuto rivelare notizie coperte dal segreto per agevolare la ’ndrangheta”.
Pertanto, per il Tdl “traspare l’immagine di un avvocato, che non ha disvelato segreti, ma che ha raccolto informazioni sulla vicenda anche da fonti notorie come i giornali on line e vuole dar luce alla propria importanza per supportare gli assistiti, finanche millantando la possibilità di reperire notizie ancora segrete sui fatti”.
Inoltre, secondo i giudici “difetta la gravità indiziaria dell’asserita prestazione di ricerca delle informazioni e dei verbali non discoverati di Mantella. Un vulnus non superato dalle allegazioni della Procura che pur dimostrative di una condotta opaca di Pittelli e difficilmente catalogabile come professionale e dalla sussistenza di legami con Michele Marinaro ex agente della Dia dal quale, secondo le ipotesi accusatorie, avrebbe reperito informazioni secretate, in realtà si fermano al mero sospetto”.
Per i giudici del collegio, dunque, “non si può affermare che le informazioni sulla collaborazione di Mantella fossero nella disponibilità di Pittelli o che lo stesso si fosse effettivamente attivato tramite proprie conoscenza per reperirle”. Sulla base di queste argomentazioni, pertanto, Giancarlo Pittelli torna libero per il processo “Rinascita-Scott”, tuttavia resta agli arresti domiciliari nell’ambito di un’altra inchiesta, quella della Dda di Reggio, denominato Malapianta.
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