Marco Gallo
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Condanna a 30 anni di carcere per Marco Gallo ritenuto responsabile dell’omicidio dell’imprenditore Domenico Maria Gigliotti
LAMEZIA TERME – Ha evitato il quarto ergastolo ma è stato condannato (in primo grado con il rito abbreviato) a 30 anni di carcere (oltre al risarcimento in favore delle costituite parti civili) Marco Gallo, 47 anni, perito elettrotecnico, ritenuto un insospettabile almeno fino a luglio del 2017 quando fu arrestato a Falerna per uno dei quattro omicidi distinti di cui è accusato (oltre che di un tentato omicidio). Questa volta è stato condannato a 30 anni per l’omicidio e la distruzione del cadavere dell’imprenditore edile Domenico Maria Gigliotti, ucciso e bruciato a gennaio del 2015 davanti la sua abitazione di contrada Quattrocchi.
OMICIDIO GIGLIOTTI, IL PM CHIESE LA CONDANNA DI GALLO ALL’ERGASTOLO
Il pm Santo Melidona al termine della sua requisitoria (a luglio scorso) nel processo che si è celebrato con il rito abbreviato davanti al gip di Lamezia, Domenico Riccio, aveva invocato il carcere a vita, richiesta alla quale si erano associate le costituite parti civili nel processo – il padre e la sorella della vittima – difesi, rispettivamente, dagli avvocati Salvatore Cerra e Lucio Canzoniere.
Nell’udienza di maggio scorso, collegato in videoconferenza, Gallo (difeso dagli avvocati Antonio Mancuso e Francesco Siclari) si era dichiarato estraneo all’omicidio. Gallo, come si ricorderà, è accusato di aver ucciso e dato alle fiamme l’imprenditore edile Gigliotti poiché – secondo le accuse – Gallo avrebbe versato 1100 euro per una crociera mai fatta all’agenzia di viaggi gestita dalla moglie della vittima. Sarebbe stato proprio l’incasso fraudolento dell’anticipo versato, nonché la mancata restituzione dello stesso a scatenare la violenta reazione dell’imputato che, già nel mese di ottobre 2014, avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione della famiglia Gigliotti (nel corso delle indagini è emerso che l’arma che sparò contro l’abitazione di Gigliotti sarebbe stata utilizzata anche per uccidere l’avvocato Pagliuso, un omicidio di cui Gallo in primo grado è stato condannato all’ergastolo in quanto ritenuto il killer del professionista).
IL MOVENTE ALLA BASE DEL DELITTO
Ma il movente dell’efferato delitto – secondo le indagini condotte dal Commissariato di Lamezia e dalla Squadra Mobile di Catanzaro – sarebbe riconducibile anche a presunte avances sessuali di Gigliotti nei confronti della moglie di Gallo, da cui sarebbe nata una discussione fra il presunto killer e l’imprenditore edile al culmine della quale Gigliotti avrebbe pesantemente malmenato Gallo, circostanza smentita da quest’ultimo già nel corso dell’interrogatorio di garanzia.
A Gallo, come si ricorderà, è stato confermato l’ergastolo in appello per l’omicidio del fruttivendolo Francesco Berlingieri di gennaio 2017, mentre in primo grado è stato condannato ad altri due ergastoli in quanto ritenuto il killer dell’avvocato Francesco Pagliuso e del dipendente delle ferrovie della Calabria Gregorio Mezzatesta, ucciso a giugno del 2017 a Catanzaro davanti l’ingresso della sede di Ferrovie della Calabria.
TRA LE ALTRE ACCUSE ANCHE UNA PER TENTATO OMICIDIO
Ma oltre che per quattro omicidi Gallo è accusato anche di un tentato omicidio. Un mese dopo l’omicidio Berlingieri, avrebbe anche tentato di uccidere un parente di Francesco Berlingieri, utilizzando la stessa arma. Secondo quanto emerso dalle indagini, per il tentato omicidio di Renato Berlingieri, 47 anni, verificatosi la sera del 22 febbraio 2017 a Lamezia Terme (il 19 gennaio dello stesso anno è stato ucciso Francesco Berlingieri) nonché in relazione ai reati di detenzione e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo.
La sera del 22 febbraio 2017, il killer attese il rientro a casa e poi entrò in azione. Ha atteso quando Renato Berlingieri, con precedenti penali, stava per entrare nel portone di una palazzina popolare di via Cerasuolo. Quattro i colpi di pistola esplosi dal sicario che colpirono all’addome la vittima ferendolo ma non in maniera grave (probabilmente perché Berlingieri si accorse dell’arrivo del killer riuscendo a chiudere il portone della palazzina nel momento in cui il killer premeva il grilletto) tant’è che già all’arrivo al pronto soccorso non era in pericolo di vita.
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