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Intercettazioni della polizia

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Da tempo erano intercettati dagli investigatori della Mobile e del commissariato. Gli approvvigionamenti di cocaina, marijuana e altri stupefacenti, avvenivano nel Vibonese e nel Reggino e poi venduti ai giovani del posto, mentre la “base logistica” era in Piazza Mercato Vecchio.

Le attività di indagine – scaturite alla fine con sette arresti, quindici obblighi di dimora e un obbligo di presentazione alla pg, in tutto 99 indagati – sono scaturite dall’arresto avvenuto a Lamezia di Mario Maiolo e Luciano La Rosa i quali, il 5 settembre 2017, venivano trovati in possesso di 71 grammi di cocaina purissima.

A seguito dell’arresto, venivano attivate intercettazioni sui destinatari della cocaina sequestrata, i cui nominativi erano emersi grazie all’analisi delle conversazioni e delle memorie dei cellulari in uso ai due arrestati.
Da qui la ricostruzione del traffico di droga con base operativa a Lamezia Terme che sarebbe stata gestita da Antonio Pagliuso e Domenico Gian Luigi Bonali. Il tutto in conseguenza delle intercettazioni captate all’interno del magazzino di via Torre, nel centro storico di Nicastro, che, come si evince dal complessivo tenore delle conversazioni – era il luogo di custodia, confezionamento e raffinazione dello stupefacente.

LE INTERCETTAZIONI. Il tenore della conversazione è emblematico, come quando, ad esempio, due interlocutori per più di un’ora sono intenti a confezionare «qualcosa», commentano le dimensioni delle dosi da ricavare. A tal proposito il Bonali spiegava a Antonio Cerra che occorreva che fossero piccole e non «troppo grandi».

Che si trattasse di droga e, segnatamente di cocaina, si evince dalla prosecuzione del dialogo nel corso del quale, a un certo punto, Antonio Cerra chiede al Bonali «Minchia, si sente, no?» ottenendo in risposta «Eh … una botta». E ancora: il 9 febbraio 2018, nel magazzino di via Torre che sempre più appariva essere il luogo di incontro per il sodalizio dedito stabilmente all’attività di spaccio, venivano captate una serie di conversazioni telefoniche e ambientali dalle quali si evinceva come Antonio Pagliuso sollecitasse Pasquale Gigliotti a incontrarsi per definire una vicenda non meglio specificata. Si sente Pasquale Gigliotti comunicare al Pagliuso:
Pasquale: una quattrina ne sono rimasti!».
Antonio: «nooo…, eh mamma!»
Pasquale: «eh…, perchè ho..».
Antonio: «lo sapevo che tu mi volevi fregare compare!»
Pasquale: «ohh…, mi hanno presentato ad una persona, gliene ho dato, gliene ho dati due pezzi, a novantaeuro ciascuno…, non ti dico chi è, che poi … ma una persona…»
Antonio: «Luciano?»
Pasquale: «no, uno che neanche conoscevo, abbigliamento cose… infatti mi ha chiamato questa sera per andare a casa…».

Il il 16 febbraio 2018 si registravano le prime conversazioni attinenti alla vicenda di un debito contratto da Pasquale Buffone nei confronti di Danilo Pileggi e di Santo Talarico (detto “Sandrino”) per una grossa fornitura di cocaina proveniente dalla piana di Gioia Tauro.
Questa vicenda, a causa del ritardo del pagamento della fornitura da parte del Buffone, provocherà forti reazioni di carattere estorsivo, all’interno del contesto criminale in cui il credito è maturato. C’è poi la la ricostruzione di una fornitura di cocaina dal Pileggi al Buffone, documentata anche attraverso le riprese affidate alle telecamere installate nel magazzino di via Torre, la prova della stessa si evince dalla dichiarazione di natura confessoria proveniente dal Pileggi che riferiva ad Antonio Pagliuso e a Domenico Bonali di aver ceduto a Pasquale Buffone 250 grammi di cocaina al prezzo di 45,00 euro al grammo, insieme a “Sandrino” Talarico, nel periodo natalizio del 2017.

Lo stesso Pileggi, si vanta dell’ampia disponibilità di “bianca” (“…io l’avevo…, il colosso, io per darne duecentocinquanta a Pasquale, figurati quanto ne avevo, renditi conto tu, gli ho dato duecentocinquanta grammi sotto Natale, che cazzo vale…”),

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