Il tribunale di Lamezia Terme
2 minuti per la letturaLAMEZIA TERME (CATANZARO) – Un mese dopo aver compiuto un omicidio di cui è stato accusato e condannato al carcere a vita in primo grado, avrebbe anche tentato di uccidere un parente della vittima (utilizzando la stessa arma, secondo quanto emerso dalle indagini). E’ la nuova accusa mossa a Marco Gallo, 47 anni, perito elettrotecnico, ritenuto un insospettabile killer (almeno fino al 2017) raggiunto dall’ennesima ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Lamezia su richiesta della procura della Repubblica di Lamezia in base alle indagini (ancora in corso) della squadra investigativa del commissariato di Lamezia.
Gallo, infatti, oltre a essere stato accusato di aver ucciso il fruttivendolo Francesco Berlingieri, assassinato davanti il suo negozio di frutta in via Fiume a Lamezia la sera del 19 gennaio 2017 (per questo omicidio è stato condannato all’ergastolo in primo grado, così come all’ergastolo è stato condannato, sempre in primo grado, per essere stato l’autore dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso e del dipendente delle Ferrovia della Calabria, Gregorio Mezzatesta, ed è accusato anche di aver ucciso l’imprenditore edile lametino Domenico Maria Gigliotti per cui oltre un anno fa è stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere) a conclusioni di accurate indagini condotte dalla sezione investigativa del commissariato di Lamezia Terme, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, ora è accusato anche del tentato omicidio di Renato Berlingieri, 47 anni, verificatosi la sera del 22 febbraio 2017 a Lamezia Terme (il 19 gennaio dello stesso anno è stato ucciso Francesco Berlingieri) nonché in relazione ai reati di detenzione e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo.
La notifica all’indagato per il tentato omcidio è stata effettuata presso la casa Circondariale di Ancona, dove Gallo attualmente si trova ristretto per l’accusa di essere stato il sicario, oltre che del fruttivendolo, anche dell’avvocato Pagliuso (ucciso a Lamezia il 9 agosto del 2016 all’interno del giardino della sua abitazione), di Gregorio Mezzatesta (ucciso a giugno del 2017 davanti la sede delle Ferrovia della Calabria a Catanzaro) e dell’imprenditore lametino Gigliotti (ucciso e bruciato a gennaio del 2015 davanti la sua abitazione).
L’ipotesi investigativa formulata nell’ambito del relativo procedimento penale riguardante, appunto, il tentato omicidio di febbraio 2017, tuttora pendente in fase investigativa, trae origine dall’omicidio di Francesco Berlingeri (il fruttivendolo). L’analisi dei due fatti di sangue, difatti, avrebbe fatto emergere come le due azioni (che si sono verificate a poco più di un mese di distanza l’uno dall’altro) fossero stati eseguiti utilizzando un’arma comune da sparo dello stesso calibro, circostanza che ha indotto gli inquirenti ai necessari accertamenti tecnici di natura balistico-comparativa, attraverso il gabinetto regionale di Polizia scientifica di Reggio Calabria.
Gli esiti di tali accertamenti balistici, effettuati su delega della Procura della Repubblica di Lamezia Terme – per gli inquirenti – consentono di affermare che i due fatti di sangue sarebbero stati commessi mediante l’utilizzo della stessa arma, una pistola semiautomatica in calibro 9 mm. corto (9×17). Le investigazioni risultano tuttora in corso.
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