Il presidente della Corte d'appello di Catanzaro Domenico Introcaso
4 minuti per la letturaLAMEZIA TERME (CZ) – “L’ultimo anno è stato segnato, ancora una volta, dal fenomeno pandemico e dalle ulteriori criticità verificatesi nel corpo della magistratura, nazionale e distrettuale. Su tal aspetto l’onda lunga della crisi continua a disegnare uno scenario di incertezza nell’opinione pubblica, presso la quale l’indice di fiducia in noi magistrati è ridotto al minimo storico, sino al 30 per cento. Scenario su cui si inseriscono le censure del giudice amministrativo alle nomine, anche apicali, del Consiglio superiore della magistratura. Ma le analisi, anche interne, sono parziali e fuorvianti in quanto indirizzate alla soggettivizzazione dei fenomeni, tali da non spiegare le dinamiche di essere”.
È quanto si legge nella relazione del presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso (ultima volta dopo 43 anni di toga) sull’amministrazione della giustizia alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2022 del distretto della Corte d’Appello di Catanzaro che, per il secondo anno consecutivo, si celebra nell’aula bunker di Lamezia Terme.
Introcaso ritiene che “ricondurre gli eventi che hanno interessato il corpus magistratuale a questione etica sia riduttivo” e che le decisioni “fuori dalle sedi istituzionali con la esclusione dei soggetti, laici e magistrati, deputati ad assumerle, comportano un deficit inammissibile di democrazia in quanto curvano il potere democratico di scelta del Csm a logiche di lobby”. Un contesto, dunque, che rappresenta “non solo e non tanto una questione morale ma una questione di democrazia” per – cui secondo Introcaso – “bisogna intervenire con la modifica della legge elettorale del Csm”.
Passando ai numeri, Introcaso rileva che il distretto, Corte d’Appello e tribunali, ha “considerevolmente” abbattuto l’arretrato, eliminando le sopravvenienze con “riduzione dei tempi, così da determinare, per la Corte, “indici di primazia nazionale secondo tutti i parametri declinati”. Per quanto riguarda i sette tribunali del distretto (Catanzaro, Castrovillari, Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Paola e Vibo Valentia), il disposition time “risulta decisamente superiore” al dato medio nazionale, tranne per i tribunali di Cosenza a Crotone che, al contrario degli altri tribunali, “presentano anche una quota d’arretrato inferiore alla media”. E ancora: nel distretto molti tribunali “sembrano in sofferenza”, eccezione costituiscono i tribunali di Castrovillari, Crotone e Vibo Valentia.
Nel settore penale le criticità sono addebitabili, in prevalenza, alle “croniche e gravi scoperture d’organico”, tanto che attualmente la Corte soffre di una scopertura del 25% dei consiglieri. Inoltre, negli ultimi anni è aumentato in maniera esponenziale ed è sempre crescente il numero di maxiprocessi di criminalità organizzata. In tal senso viene ricorso che le locali di ‘ndranghete in giudiziale accertamento sono 18 nella provincia di Vibo Valentia, 16 in quella di Catanzaro, 13 a Crotone e 14 nella provincia di Cosenza; sono di giudiziale accertamento le locali del nord ovest d’Italia, di proiezione distrettuale, in numero di 45.
Particolari sono poi i numeri riguardanti i risarcimenti per le ingiuste detenzioni: nell’anno 2020 sono state liquidati euro 2.066.348, 82 risalenti a un arco temporale collocabile tra l’anno 2000 e l’anno 2015 relativi a tutti i tribunali del distretto, salvo due rientranti nel 2016 e 2017 (gip Castrovillari) e altro del 2017 (gip Catanzaro). E ancora: tra il 1° luglio 2020 al 30 giugno 2021 sono state celebrate 1553 udienze di Dda in primo grado e oltre 300 in Corte d’Appello, per un numero complessivo di circa 1900 udienze.
Nella relazione, il presidente Introcaso ha fatto riferimento anche alla riforma della giustizia del ministro Cartabia, sottolineando che “non può dubitarsi della durata dei processi in Italia, universalmente riconosciuta, ma va ricordato che i magistrati italiani, secondo fonte Cepej del Consiglio d’Europa, sono tra i più produttivi dei 46 paesi esaminati. E quelli di questo distretto sono, a loro volta, tra i primi d’Italia quanto a produttività. Da qui – secondo Introcaso – la necessità di intervenire sul sistema e non su un parametro – il tempo – estraneo ad esso in una opzione di semplificazione del fenomeno, con intervento estraneo e formale di risoluzione delle criticità con l’accetta, lasciando, per altro, fuori dalla previsione reati gravi e di accentuata lesione dei valori sociali. Il formalismo è un metodo di semplificazione che mal si attaglia a realtà criminali e giudiziarie come la nostra, chiamata ad accertare fenomeni complessi di estensione nazionale ed internazionale con tutti i reati ad essi collegati. Le aporie generali di sistema trovano, nel distretto di Catanzaro, straordinaria soluzione di coinvolgimento in dette dinamiche di colleghi di prima nomina e di modestissima esperienza professionale, che con consapevolezza, forza di carattere, qualità, impegno strenuo, sono chiamati a giudicare su processi per così dire storici, di accertamento di responsabilità penali riferite a fenomeni di ‘ndrangheta. E di questo non possiamo, noi tutti e non solo la comunità giudiziaria, che essere orgogliosi”.
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