L'abitazione dove viveva la coppia
2 minuti per la letturaLAMEZIA TERME (CATANZARO) – La mancanza di un lavoro fisso di lui dopo essersi ricongiunto con la moglie e quindi di una precaria condizione economica (che li costringeva anche a condividere un tugurio più che una casa) sarebbero state alla base dei continui litigi fra marito e moglie, poi sfociati in tragedia (LEGGI LA NOTIZIA DEL FEMMINICIDIO).
Anche questo E.N. avrebbe raccontato al pm confessando il delitto, mentre ieri non ha risposto al gip di Lamezia Emma Sonni (che ha convalidato il fermo applicando la custodia cautelare in carcere) confermando però quanto confessato al pm Marica Brucci, di essere cioè stato lui a uccidere la moglie, al culmine di un violento litigio nella camera da letto, nella tarda serata di sabato scorso a Motta Santa Lucia (un paese della valle del Savuto di circa 800 anime) quando il manovale 49enne, E.N. di origini marocchine (difeso dall’avvocato Gregorio Viscomi) ha strangolato la moglie 40enne (anch’ella di origini marocchine) nella camera da letto utilizzando una sciarpa (ma su questa versione c’è qualche dubbio dal momento che l’uomo ha anche raccontato di non ricordarsi bene se la morte per soffocamento della moglie sia stata causata o meno dallo strangolamento con la sciarpa oppure con le mani strette sul collo).
L’uomo ha raccontato di aver tentato anche di rianimare la moglie (in camera da letto è stata trovata anche una bottiglietta d’acqua) ma una volta accortosi che per la moglie non c’era più nulla da fare, in un italiano stentato avrebbe rivelato l’azione di morte al proprio datore di lavoro, titolare di un’impresa edile del luogo (dove il 49enne marocchino lavorava) il quale, appresa la notizia, non ha esitato ad avvisare il 118 e i carabinieri che, intervenuti sul posto, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della giovane donna, di appena 40 anni, in attesa di un lavoro come badante.
E oltre al datore di lavoro, l’uomo ha telefonato a una delle due sorelle della vittima (residente in Emilia Romagna, confessando il delitto). La coppia (che non aveva figli) da circa un mese si era trasferita in paese (da Catanzaro) per motivi di lavoro ed aveva preso in fitto una casa in precarie condizioni, nelle vicinanza della centrale piazza Castello di Motta Santa Lucia, dove si è consumata la tragedia. Si è appreso che l’uomo da poco era tornato in Italia dal Marocco ricongiungendosi con la moglie che era in Italia già da qualche mese.
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