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Gioacchino Genchi

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PALERMO – “C’era un disegno per farmi fuori, ne sono sempre stato convinto. Io fui sospeso dal servizio in Polizia dopo essere stato sentito dai pm sulla strage di via D’Amelio, in seguito alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza”.

A parlare, in una intervista all’Adnkronos, è Gioacchino Genchi, ex vicequestore ed ex consulente di numerose autorità giudiziarie, dopo la decisione della Corte di Cassazione che ha “smentito” il Garante della Privacy sull’archivio di Gioacchino Genchi. Quell’archivio era regolare. La Cassazione ha così confermato il “no” deciso dal Tribunale di Palermo, nel luglio 2019, alla multa da oltre 192mila euro richiesta dal Garante della Privacy nei confronti di Gioacchino Genchi, che, secondo l’Authority avrebbe costituito “illecitamente” una banca dati nella quale avrebbe “fatto confluire le risultanze acquisite nel corso di 351 incarichi peritali affidatigli in varie località del Paese dall’autorità giudiziaria competente”. “In ogni caso”, anche davanti ai cambiamenti normativi che nel tempo si sono susseguiti in tema di tutela dei dati sensibili, “il trattamento dei dati che avviene per fini di giustizia è scevro da adempimenti di carattere formale e non è perciò sanzionabile”, dice la Suprema Corte.

“Si chiude una vicenda fondata sulla bufala dell’archivio con cui hanno cercato di farmi fuori, tra Palermo e Catanzaro, con l’indagine Why not, dove ero impegnato nelle indagini più importanti che c’erano in quel momento”, dice Gioacchino Genchi.

E ricorda alcune delle inchieste scottanti: dalla riapertura delle indagini sulle stragi di Capaci e via D’Amelio, su cui peraltro si indaga ancora oggi, ma anche sui depistaggi delle indagini su di via D’Amelio. “Hanno preso a pretesto la vicenda di Catanzaro che, peraltro, era la meno importante di tutte e mi hanno fatto fuori”, dice Genchi.

“La sospensione dal servizio in Polizia arriva nel 2009, dopo che vengo sentito dai pm Sergio Lari e Nico Gozzo in seguito alle dichiarazioni del neo collaboratore Gaspare Spatuzza – racconta Genchi – sono stato sospeso per un post su Facebook. E poi venni destituito per un mio intervento a un convegno”.

Ma dopo qualche tempo, Gioacchino Genchi, che nel frattempo aveva iniziato a fare l’avvocati, fece ricorso e il Tar annullò la decisione di sospensione e poi anche il Consiglio di giustizia amministrativa e Genchi fu riammesso, rientrò in servizio ma andò in pensione a 57 anni. “Ho ripreso a fare l’avvocato – dice oggi – e mi piace”.

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