Il Comune di Catanzaro
3 minuti per la letturaCATANZARO – Da un lato, la presunta percezione indebita dei gettoni di presenza nelle commissioni consiliari da parte di ben 29 consiglieri comunali su 32; e dall’altro (coinvolti quattro inquilini di Palazzo De Nobili e cinque titolari di impresa) le presunte assunzioni fittizie dei consiglieri, effettuate al solo scopo di conseguire i rimborsi a copertura delle assenze (per ragioni istituzionali) dei finti dipendenti.
Questi i due filoni dell’inchiesta giudiziaria, ormai nota come “Gettonopoli” – che nel dicembre 2019 travolse in pieno l’Amministrazione comunale del capoluogo – e che ora saranno unificati in un unico procedimento che vivrà il prossimo atto il 24 febbraio, quando davanti al gup si troveranno le 30 persone attualmente indagate.
Ieri dunque un nuovo capitolo della “saga” davanti al gup Antonella De Simone, per l’udienza preliminare che ha interessato i 19 consiglieri comunali per i quali, nel mese di novembre il pm Pasquale Mandolfino aveva chiesto il rinvio a giudizio per i reati di truffa, falsità ideologica e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Accuse riformulate dopo che, in prima istanza, lo stesso pm aveva avanzato per i 19 indagati richiesta di archiviazione per “particolare tenuità del fatto” (articolo 131 bis c.p.), considerata l’esiguità del danno, quindi del lucro, l’arco temporale limitato del comportamento “illecito” e il fatto che i consiglieri avessero poi provveduto alla restituzione al Comune delle somme ritenute illecitamente percepite. A questa richiesta si erano prima opposti gli stessi consiglieri (che avrebbero voluto un’assoluzione piena) e poi il gip di Catanzaro Valeria Isabella Valenza, che a fine ottobre aveva chiesto al pm di riformulare l’imputazione.
I consiglieri indagati, per questo troncone, sono: Filippo Mancuso (dimessosi da consigliere comunale e ora presidente del Consiglio regionale, difeso dall’avvocato Francesco Iacopino), Agazio Praticò (Antonio Lomonaco), Antonio Mirarchi, Fabio Celia (dimesso) e Antonio Angotti (difesi da Eugenio Perrone), Manuela Costanzo (Giuseppe Pitaro), Francesco Gironda (Valerio Murgano), Roberta Gallo, Cristina Rotundo e Fabio Talarico (difesi da Amedeo Bianco), Antonio Ursino (Danila Gullì), Luigi Levato (Helenio Cartaginese), Francesca Carlotta Celi (Marco Reina), Giulia Procopi (Enzo De Caro), Rosario Mancuso (Michele De Cillis), Lorenzo Costa (Maurizio Belmonte), Giuseppe Pisano (Saverio Loiero), Enrico Consolante (Flavio Pirrò e Rosario Montesanti), e Rosario Lostumbo (difeso dall’avvocato Vincenzo Ioppoli).
Ieri, dunque, il gup De Simone ha letto le carte e spedito l’intero fascicolo, per la riunificazione, al giudice che si occupa dell’altro procedimento e per cui era stata fissata già l’udienza preliminare il prossimo 24 febbraio. La richiesta di rinvio a giudizio, per questo filone, era stata formulata per 12 persone: Giovanni Merante, Antonio Triffiletti, Libero Notarangelo (dimesso), questi tre coinvolti solo nel filone relativo ai gettoni; e Andrea Amendola, Tommaso Brutto (dimesso), Enrico Consolante e Sergio Costanzo, e gli amministratori di impresa Antonio Amendola, Carmelo Coluccio, Salvatore Larosa, Musielak Elzibieta e Sabrina Scarfone, per quanto riguarda le presunte assunzioni fittizie.
Nel mese di maggio scorso, ricordiamo, per il consigliere Eugenio Riccio e per gli ormai ex componenti del civico consesso Demetrio Battaglia, Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco, il gip Teresa Guerrieri, aveva disposto l’archiviazione con formula piena.
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