La signora ripresa in strada durante le indagini
2 minuti per la letturaCATANZARO – Per l’accusa è una falsa cieca, per la perizia della difesa svolge semplicemente le «attività ripetitive collaudate da anni». Una netta distinzione che ha spinto il giudice del Riesame di Catanzaro a dissequestrare i beni di Anna Maria De Fazio, la 74enne di Catanzaro lido che era stata indagata, insieme a un medico della commissione Inps, nei giorni scorsi, con l’accusa di truffa aggravata.
Al centro della vicenda c’è l’inchiesta dei carabinieri di Catanzaro che hanno notificato alla signora De Fazio (LEGGI) un decreto di sequestro preventivo per un valore di 206.305, 76, emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti della donna accusata di truffa per il conseguimento di erogazione pubbliche. A corredo dell’indagine diverse foto e filmati nella quale si vede la donna compiere gesti di vita quotidiana. Il Riesame, però, ha annullato il sequestro partendo da una perizia di parte che “smonta” le accuse.
Secondo il tribunale presieduto da Filippo Aragone (con i giudici Gabriella Pede e Sara Mazzotta), l’accusa si sarebbe limitata soltanto ai «riscontri visivi effettuati dalle forze dell’ordine che, in diverse occasioni, notavano la De Fazio eseguire dei movimenti incompatibili con il proprio status di cieca assoluta ma che, d’altro canto, non ci fossero, alla base dell’applicazione della misura cautelare reale, evenienze scientifico-mediche atte a suffragare l’insussistenza dei requisiti per l’ottenimento dell’indennità».
Di contro, hanno evidenziato i giudici, la perizia di parte rappresentata dagli avvocati difensori Domenico Viscomi e Rossella Sinopoli, ha smontato tale tesi evidenziando: «Una persona affetta da questa patologia e con visus bilaterale di motu manu è considerato cieco civile ai fini previdenziali ma nella pratica quotidiana può continuare a svolgere quelle attività ripetitive collaudate da anni, persino andare in bicicletta o recarsi da solo al consueto posto di lavoro, grazie al progressivo adattamento al mondo esterno che un soggetto affetto da questa malattia opera proporzionalmente al progressivo indebolimento della vista». Tesi messe nero su bianco dai periti Maurizio Caglioti, medico legale, ed Eugenio Conforto, oculista, secondo i quali, tutto questo «configura lo status di cieca assoluta in base alla legge 3 aprile 2001 n. 138», aggiungendo che «non risulta documentalmente che la stessa abbia subito modificazioni migliorative del visus negli anni successivi».
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