Il Comune di Catanzaro
3 minuti per la letturaCATANZARO – Entro dieci giorni il pm dovrà formulare l’imputazione nei confronti degli indagati, contestando in particolare i reati di truffa, falsità ideologica e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Questa la conclusione alla quale il gip del Tribunale di Catanzaro, Valeria Isabella Valenza, arriva in relazione alla posizione di 19 consiglieri comunali di Catanzaro coinvolti in “Gettonopoli”, l’inchiesta giudiziaria che nel dicembre 2019 travolse in pieno l’Amministrazione comunale del capoluogo e che mise in luce, da un lato, la presunta percezione indebita da parte dei consiglieri dei gettoni di presenza delle commissioni consiliari; dall’altro le presunte assunzioni fittizie di alcuni dei consiglieri da parte di aziende allo scopo di conseguire i rimborsi a favore di queste ultime.
L’ultimo atto dell’ormai lunga vicenda, riguarda dunque la posizione di 19 consiglieri nei confronti dei quali il pm aveva avanzato richiesta di archiviazione per “particolare tenuità del fatto” (considerata l’esiguità del danno, quindi del lucro, l’arco temporale limitato del comportamento “illecito” e il fatto che i consiglieri avessero poi provveduto alla restituzione al Comune delle somme ritenute illecitamente percepite).
Tuttavia, a tale richiesta, sei di questi consiglieri si erano opposti subito, tentando di ottenere l’archiviazione piena: si tratta di Filippo Mancuso (dimessosi da consigliere comunale e ora consigliere regionale della Lega, difeso dall’avvocato Francesco Iacopino), Agazio Praticò (Antonio Lomonaco), Antonio Mirarchi, Fabio Celia (dimesso) e Antonio Angotti (difesi da Eugenio Perrone), e Manuela Costanzo (Giuseppe Pitaro).
Altri invece lo avevano fatto nel corso dell’udienza dello scorso 6 ottobre: Roberta Gallo (difesa da Amedeo Bianco), Francesco Gironda (Valerio Murgano), Cristina Rotundo (Amedeo Bianco), Fabio Talarico (Amedeo Bianco), Antonio Ursino (Danila Gullì), Luigi Levato (Helenio Cartaginese), Francesca Carlotta Celi (Marco Reina), Giulia Procopi (Enzo De Caro), Rosario Mancuso (Michele De Cillis), Lorenzo Costa (Maurizio Belmonte), Giuseppe Pisano (Saverio Loiero), Enrico Consolante (Flavio Pirrò e Rosario Montesanti).
Tanto le richieste dell’accusa che quelle della difesa, dunque, sono stare rigettate dal gip che a conclusione diciotto pagine di ordinanza ha ritenuto che “la richiesta di archiviazione avanzata dl pm” non possa “trovare accoglimento”, chiedendo dunque allo stesso pm di formulare l’imputazione nei confronti degli indagati entro dieci giorni. Per quanto riguarda la posizione del consigliere comunale Rosario Lostumbo, per un difetto di notifica si è proceduto in separata sede e anche in questo caso il gip ha respinto la richiesta di archiviazione ordinando al pm di formulare il capo di imputazione.
Nel mese di maggio scorso, ricordiamo, per i consiglieri Eugenio Riccio e Demetrio Battaglia e per gli ormai ex componenti del civico consesso, Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco, il gip Teresa Guerrieri, aveva disposto l’archiviazione con formula piena.
Per quanto riguarda gli altri filoni dell’inchiesta, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 12 persone. Si tratta dei consiglieri comunali Giovanni Merante, Antonio Triffiletti, Libero Notarangelo (dimesso), questi tre coinvolti solo nel filone relativo ai gettoni; e Andrea Amendola, Tommaso Brutto (dimesso), Enrico Consolante e Sergio Costanzo, e gli amministratori di impresa Antonio Amendola, Carmelo Coluccio, Salvatore Larosa, Musielak Elzibieta e Sabrina Scarfone, per quanto riguarda le presunte assunzioni fittizie dei consiglieri.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA