Giuseppe Mussari
2 minuti per la letturaLAMEZIA TERME – Il dibattimento è iniziato cinque anni fa. Per i numerosi testi dell’accusa (soprattutto collaboratori di giustizia) e della difesa, il processo è ancora lungo prima di arrivare alla sentenza di primo grado. Intanto nell’udienza di ieri è iniziata un’altra importante fase del processo (che per la maggior parte degli imputati, tra i quali capi e gregari del clan Iannazzo che hanno scelto il rito abbreviato si è già definito in Cassazione), quella dell’esame ai testi della difesa. L’esame è iniziato con uno degli avvocati degli imputati, che ha fatto domande a un parrucchiere, a due negozianti e al titolare di un’agenzia di servizi.
Testi a discarico di uno degli otto imputati per i quali si sta celebrando il processo con il rito ordinario davanti al collegio giudicante del tribunale di Lamezia, ovvero l’imprenditore Francesco Perri del centro commerciale “due mari” (che ha citato oltre 300 testi a discarico, fra cui l’avvocato Paolo Mascaro, citato come teste in qualità di ex avvocato di Francesco Perri).
Tra i legali di fiducia di Perri c’è l’avvocato Salvatore Staiano che ieri però in aula è stato sostituito dall’avvocato catanzarese Giuseppe Mussari (tra i legali anche Renzo Andricciola). Non un avvocato qualunque, ma l’ex presidente di Monte dei Paschi di Siena, a novembre del 2019 condannato in primo grado nell’ambito del processo su una serie di operazioni finanziarie realizzate dalla banca senese per coprire le perdite provocate dall’acquisto di Antonveneta.
L’ex presidente prima della Fondazione Monte dei Paschi di Siena (2001-2006) e poi dell’omonima banca (2006-2012). Poco prima di lasciare la Banca disse: «Questo non è il mio lavoro, e non voglio confonderlo con la professione: tornerò a fare l’avvocato, che poi è quello che so fare». E ieri a Lamezia c’è stata la conferma. L’ex presidente di Mps ha interrogato i testi del suo assistito, coinvolto nel processo “Andromeda” (scaturito dall’omonima operazione di maggio 2015 contro capi, gregari e imprenditori ritenuti collusi con i clan Iannazzo – Cannizzaro -Daponte).
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