Il Tribunale di Catanzaro
2 minuti per la letturaCATANZARO – Quarantotto rinviati a giudizio, 25 ammessi al rito abbreviato e quattro al patteggiamento e procedimento regredito per un solo imputato per un’omessa notifica.
È il bilancio dell’udienza preliminare a carico di 78 persone, finite sotto accusa nell’ambito dell’inchiesta che nei mesi scorsi portò all’operazione Basso profilo, fra le quali anche l’assessore regionale al Bilancio, Francesco Talarico.
Talarico, che ha scelto il rito abbreviato, è accusato di associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione con l’aggravante mafiosa poiché, tra l’altro insieme all’ex segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, la cui posizione è stata stralciata, avrebbe aiutato l’imprenditore di Sellia Marina Antonio Gallo, considerato vicino alla cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro e figura chiave dell’inchiesta, e l’imprenditore reggino Antonino Pirrello, legato invece ai De Stefano di Reggio Calabria, ad ottenere appalti nel settore della fornitura di materiali per l’antinfortunistica e in quello delle pulizie.
Il processo col rito ordinario, come disposto dal gup distrettuale Simona Manna ieri al termine delle discussioni difensive e in accoglimento delle richieste dei pm Antimafia Paolo Sirleo e Veronica Calcagno, inizierà il prossimo 1 ottobre nell’aula bunker di Lamezia Terme dinanzi al Tribunale penale di Catanzaro.
Quello col rito abbreviato si farà il prossimo 13 settembre, e il giorno dopo saranno celebrati i patteggiamenti ma dinanzi ad altro gup per profili d’incompatibilità. Il procedimento verte sulle attività illecite di una presunta cricca affaristico-mafiosa che si sarebbe proposta di espandersi in Albania, dove effettivamente fu aperta una filiale che, grazie all’ausilio di un luogotenente delle Fiamme gialle, Ercole D’Alessandro, puntava a introdursi nei gangli della pubblica amministrazione del Paese delle aquile.
Gallo, quale promotore, avrebbe utilizzato le proprie compagini aziendali per stipulare contratti di appalto e si sarebbe interfacciato con i politici, anche promettendo loro appoggio elettorale, grazie a pacchetti di voti di cui disponeva, per insinuarsi negli appalti.
Coinvolti anche Tommaso e Saverio Brutto, padre e figlio, rispettivamente ex consigliere comunale di minoranza a Catanzaro e ex assessore a Simeri Crichi, che avrebbero individuato la figura di Gallo mettendolo in contatto con Talarico e col militare allora in servizio al Goa di Catanzaro che a sua volta avrebbe utilizzato lo schermo del figlio Luciano, socio di Gallo nella compagine albanese.
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