Il tribunale di Lamezia Terme
3 minuti per la letturaSEI ANNI e 4 mesi di carcere. Questa la sentenza emessa dal tribunale di Lamezia nei confronti di Vincenzo Torchia, 53 anni, l’ex promotore finanziario di banca Fideuram (che finì agli arresti domiciliari) che avrebbe fatto sparire i soldi che avrebbe dovuto investire per i suoi clienti, oltre 6,6 milioni di euro, di cui 4.685.491,47 di euro quale profitto netto, con conseguente danno di pari ammontare ai clienti di Torchia (circa 68) tutte costituitesi parte civile.
A 4 mesi è stata anche condannata Cinzia Bruno (pena sospesa e non menzione) mentre altri 5 imputati sono stati assolti. Il caso emerse nel 2016 e nel 2019 si allargò sfociando nell’operazione “Laverna” condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e del Gruppo di Lamezia Terme, coordinata dalla Procura di Lamezia.
Le ulteriori investigazioni svolte dai militari della Guardia di Finanza, arricchite da intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché dalle indagini finanziarie sui conti correnti, consentirono peraltro di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere, nell’ambito della quale Torchia, unitamente ad altri due lametini, sfruttando la politica risarcitoria adottata dall’istituto di credito, avrebbe predisposto false pratiche di risarcimento, mediante l’artata compilazione di fraudolenti contratti di investimento, al fine di ottenere indebitamente il rimborso di una somma quantificata in circa 250 mila euro.
Torchia, infatti, avrebbe agito con la complicità del cognato, Gianluca Condina di Lamezia Terme, 53 anni, (ora assolto) e di un suo ex collega Santo Maria Adamo 74 anni di Decollatura, (assolto) che furono coinvolti indagati insieme a Ottavio Estini 62 anni (assolto) Cinzia Bruno 49 anni; Ida Rosa Condina 49 anni (assolta) Pasquale Torchia 84 anni, padre di Vincenzo Torchia (anch’egli assolto).
Tutti accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, autoriciclaggio e favoreggiamento. Il tutto emerse fin da settembre 2016 quando i clienti di Torchia presentarono denuncia alla Finanza dopo essersi visti sparire – secondo quanto denunciarono – i risparmi di una vita. Tutto venne a galla, in particolare, dopo che una coppia di coniugi divorziata contattò la banca per avere informazioni su come dividere il patrimonio, ricevendo come risposta che non c’era nulla da dividere perché sul loro conto non c’era nulla. A quel punto sarebbe stato contattato il promotore finanziario che aveva gestito il loro patrimonio. Qualcuno sarebbe andato anche a casa dell’ex broker finanziario. Ma inutilmente. Il promotore non sarebbe stato rintracciato.
In un altro caso il promotore non si sarebbe presentato ad un appuntamento con un altro risparmiatore che voleva chiarimenti per lo stesso problema. Sul suo conto non risultava nulla. Da qui l’amara scoperta per tutti gli altri clienti che nel corso degli anni si erano fidati del promotore. Dalle successive indagini è emerso che il broker della Fideuram – secondo le accuse – dopo che si sarebbe impossessato indebitamente del denaro dei risparmiatori, convinti di averlo investito in prodotti finanziari, avrebbe movimentato il profitto delle truffe, mediante numerose carte di credito prepagate e operazioni di home banking, allo scopo di renderne difficoltosa l’individuazione.
In alcuni casi, addirittura, una parte di denaro sarebbe stata anche veicolata piattaforme finanziarie estere anche con sede in paesi a fiscalità privilegiata (Regno Unito e Cipro). Il private banker avrebbe “movimentato” gli oltre 6 milioni di euro riuscendo nel tempo ad ingannare i risparmiatori e fornendo loro false rendicontazioni o spostando, di volta in volta a seconda della necessità, del denaro sui loro conti per rendere credibili i frutti degli investimenti.
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