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LAMEZIA TERME – Sentenza ribaltata in secondo grado per tre dei quattro imputati al processo per l’omicidio dell’avvocato Torquato Ciriaco.
La Corte d’assise d’appello (presidente Gabriella Reillo; a latere Francesca Garofalo) ha condannato a 30 anni i fratelli Vincenzino e Giuseppe Fruci, a 6 anni il collaboratore di giustizia Francesco Michienzi e assolto Tommaso Anello.
In primo grado a settembre del 2017 furono tutti assolti, ma il sostituto procuratore generale Luigi Maffia impugnò la sentenza di primo grado emessa dal gup di Catanzaro al termine del processo celebratosi con il rito abbreviato.
L’udienza conclusiva è stata caratterizzata dalle dichiarazioni spontanee del pentito Michienzi e dalla lunga arringa difensiva dell’avvocato Anselmo Torchia, difensore di Tommaso Anello, accusato di essere stato il mandante dell’omicidio. L’avvocato Torchia si è soffermato su precedenti giurisprudenziali molto noti come il processo Andreotti, in passato imputato dell’omicidio Pecorelli, e la sentenza Aquilina, ambedue delle Sezioni Unite della Cassazione.
Ha dimostrato l’applicabilità di tali sentenze assolutorie e altre ancora, al caso concreto dell’Anello che, infatti, contrariamente ai due fratelli Fruci, è stato l’unico a essere assolto. Al processo celebratosi in Corte d’Assise d’Appello, su richiesta del pg Maffia, era stata sentita anche Angela Donato, madre dello scomparso Santino Panzarella, che ha accusato i due Fruci e Anello dell’omicidio sia del proprio figlio sia dell’avvocato Ciriaco.
Come si ricorderà, infatti, il pg aveva chiesto la rinnovazione del dibattimento con escussione della teste Angela Donato dopo aver impugnato la sentenza assolutoria pronunciata quattro anni fa “per non aver commesso il fatto” dal gup Giovanni Di Gioia nei confronti di Tommaso Anello, 53 anni, ritenuto il boss dell’omonima cosca di Francavilla Angitola, e dei fratelli Giuseppe e Vincenzino Fruci di 48 e 41 anni, di Curinga, mentre Francesco Michienzi era accusato di aver partecipato all’omicidio dell’avvocato i cui famigliari si sono costituiti parte civile.
Il processo ruotava infatti sulle dichiarazioni del pentito Michienzi. Come si ricorderà, l’avvocato Ciriaco fu ucciso nella tarda serata dell’1 marzo 2002 in località Calderaio di Maida quando una Fiat Uno bianca (poi ritrovata e risultata rubata a Reggio Calabria) con a bordo almeno due sicari affiancò il fuoristrada condotto dal professionista trucidato con diversi colpi di fucile a pallettoni.
Oltre alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Francesco Michienzi, l’accusa si era avvalsa anche della testimonianza di Angela Donato, madre di Santino Panzarella, scomparso a luglio 2002, che avrebbe fatto parte del commando che uccise l’avvocato. Le rivelazioni del pentito e la testimonianza di Angela Donato avevano consentito la svolta alle indagini (12 anni dopo il delitto) relative all’assassinio dell’avvocato Ciriaco (di cui furono seguite diverse altre piste).
Quella sera, l’avvocato uscì dal suo studio di Piazza della Repubblica di Lamezia e sulla strada del ritorno a casa fu ucciso. Secondo le accuse, sarebbe stato Anello a ordinare l’eliminazione dell’avvocato per l’acquisto di una cava di inerti poiché avrebbe voluto che finisse ad un imprenditore già sottoposto ad estorsione.
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