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LAMEZIA TERME – «Non sono io il responsabile dell’omicidio». Marco Gallo, 36 anni, accusato di aver ucciso e dato alle fiamme l’imprenditore edile Domenico Maria Gigliotti all’alba del 25 gennaio 2015 (LEGGI), ha negato ogni contestazione nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenutosi davanti al gip Rossella Prignani.
L’indagato ha anche evidenziato di conoscere il Gigliotti solo di vista, di non averci mai parlato, di non averlo mai incontrato né, tanto meno, che lo avesse incontrato la moglie, o che quest’ultima sapesse anche solo chi fosse. Gallo ha anche chiarito che la moglie del Gigliotti aveva provveduto alla restituzione dell’anticipo versato per la crociera.
Tutte accuse respinte davanti al gip nell’interrogatorio di garanzia alla presenza anche del pm, Santo Melidona, e degli avvocati dell’indagato, Francesco Siclari e Antonello Mancuso. Gallo, dunque, ha inteso rispondere e chiarire la sua totale estraneità alla ricostruzione dei fatti contenuta nell’ordinanza, ribadendo, con forza, di essere estraneo non solo all’omicidio in contestazione, ma anche alle accuse di essere l’esecutore dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso (per cui Gallo è sotto processo davanti la Corte d’Assise di Catanzaro, LEGGI).
All’esito dell’interrogatorio, i difensori hanno chiesto la revoca della misura e il pm si è opposto. Il giudice ha riservato la decisione. Gallo, come si ricorderà, è accusato di aver ucciso e dato alle fiamme l’imprenditore edile Gigliotti poiché – secondo le accuse – Gallo avrebbe pagato 1100 euro per una crociera però mai fatta all’agenzia di viaggi della moglie della vittima.
Ma il movente dell’efferato delitto – secondo le indagini del commissariato di Lamezia e della Squadra mobile della questura – sarebbe riconducibile anche a presunte avances sessuali di Gigliotti nei confronti della moglie di Gallo, da cui sarebbe nata una discussione fra presunto killer al culmine della quale Gigliotti avrebbe pesantemente malmenato Gallo, circostanza smentita da quest’ultimo nell’interrogatorio di garanzia.
La svolta alle indagini a marzo scorso quando all’esito delle perizia balistica della Polizia Scientifica su un proiettile calibro 38 trovato nell’abitazione della vittima la mattina del delitto, ma risalente a una intimidazione (non denunciata da Gigliotti) di ottobre 2014 (tre mesi prima del delitto quando gli investigatori hanno accertato che quel giorno il cellulare di Gallo avrebbe agganciato una cella nei pressi dell’abitazione della vittima) risultato dello stesso calibro del proiettile estratto dal corpo dell’avvocato Pagliuso e dell’imprenditore, per cui per gli inquirenti per uccidere l’avvocato Pagliuso e l’imprenditore Gigliotti sarebbe stata utilizzata la stessa arma (una pistola a tamburo calibro 38) così come la stessa arma sarebbe stata utilizzata per l’intimidazione di ottobre 2014 all’imprenditore ucciso.
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