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Luigi de Magistris con l'avvocato Lepre davanti al Csm

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CATANZARO – «Il Consiglio Superiore della Magistratura ha ritenuto parzialmente accoglibile la mia richiesta di revisione della condanna disciplinare». Tredici anni dopo il vortice di polemiche che hanno travolto l’allora magistrato Luigi de Magistris, sostituto procuratore a Catanzaro, arriva la modifica dei provvedimenti adottati.

Lo ha reso noto lo stesso de Magistris, attuale sindaco di Napoli e candidato alla presidenza della Regione Calabria. Il Csm aveva disposto il trasferimento da Catanzaro e dalla funzioni di pm, con la condanna principale costituita dalla censura.

La richiesta di trasferimento di de Magistris da Catanzaro e dalla procura era stata avanzata dall’ex ministro della Giustizia Mastella, finito al centro delle indagini condotte dallo stesso pubblico ministero.

Oggi, con la nuova decisione del Csm, si chiude parte di quel procedimento nei confronti dell’ex magistrato che ha voluto sottolineare come si tratto di «un risultato enorme per il quale devo ringraziare la mia avvocata Elena Lepre».

De Magistris ha anche spiegato che «la magistratura ordinaria di Salerno aveva già ormai da tempo riconosciuto la correttezza del mio operato e le interferenze illecite di cui eravamo stati vittime. Ora il Csm, a distanza di 13 anni, riconosce per taluni fatti la fondatezza della richiesta di revisione. Per quelli per cui si rigetta la richiesta di revisione si motiva con il giudicato purtroppo formato (dovevano essere i giudici dell’epoca a farlo, ma sappiamo come è andata) e l’assenza asserita di fatti nuovi».

L’ex pm di Catanzaro, che con le sue inchieste aveva scoperchiato le possibili connessioni tra politica e massoneria deviata, poi emerse nelle nuove indagini della Procura di Catanzaro, «era già tutto chiaro 13 anni fa. Per gli altri capi di incolpazione, in realtà strettamente collegati ai primi, ci sono i fatti nuovi che rendono ammissibile la richiesta. I fatti nuovi sono il contesto ambientale ostile in cui operavo e – ha aggiunto – l’inesigibilità da parte mia di condotte altre rispetto a quelle tenute. Tutto questo era già noto all’epoca, ma purtroppo avevano deciso di cacciarmi per impedire di ricercare verità e giustizia sul sistema criminale che avevamo individuato».

«Se consideriamo il tempo trascorso e il fatto che la revisione ha spazi assai stretti per operare – ha dichiarato l’attuale sindaco di Napoli – è un risultato clamoroso. A distanza di anni, dopo le confessioni di Palamara che ammette che fui fatto fuori perché non appartenevo al Sistema, dopo tutti i procedimenti penali di questi anni che hanno dimostrato la bontà del nostro operato, si accerta l’ingiustizia della condanna disciplinare che provocò il trasferimento a Napoli per incompatibilità ambientale e la sottrazione delle funzioni di Pm. La nostra tenacia ha consentito al tempo di essere galantuomo. Grazie a tutte le persone che hanno creduto in me – ha concluso – che mi hanno sostenuto e che mi hanno dato la forza di andare avanti.

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