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Il Tribunale di Lamezia Terme

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LAMEZIA TERME – Sono stati ritenuti “teste di legno” ma ora escono di scena “perché il fatto non costituisce reato”. Per quattro indagati coinvolti a novembre scorso nell’inchiesta “Fratelli d’acciaio”, infatti, il gip di Lamezia, Rossella Prignani, su richiesta del pm Marta Agostini, ha disposto l’archiviazione.

Si tratta di confronti di Manny Mercuri, farmacista, 47 anni, di Lamezia, (difesa dagli avvocati Antonello Bevilacqua e Nicola Carratelli), Felice Ventura, 56 anni, di Lamezia (difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere), Romano Villella, 68 anni di Lamezia, (difeso dall’avvocato. Antonio Larussa) e Pietro Alberto Pietro Banchini, 60 anni, di Milano.

Per i quattro indagati, il gip, concordando con le richieste del pm, in difetto dell’elemento soggettivo dei reati contestati, ha ritenuto infondata la notizia di reato perché “il fatto non costituisce reato”.

A novembre 2020, come si ricorderà, nell’operazione “Fratelli d’acciaio” erano rimaste coinvolte 7 persone tra imprenditori (tra cui Alfredo Mercuri, 58 anni, principale indagato, che finì agli arresti domiciliari) e presunte “teste di legno”, operanti nel settore della fabbricazione e commercializzazione del legno e dell’acciaio, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di innumerevoli reati di bancarotta fraudolenta e di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte ai danni dell’erario.

Il tutto – secondo le contestazioni della Procura di Lamezia e in base alle indagini della Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia – ruotava attorno alle società Dierre alluminio s.r.l. e Allmer s.r.l., sottoposte a novembre a sequestro preventivo delle rispettive quote sociali (per la Dierre alluminio s.r.l. è stato poi disposto il dissequestro) che avrebbero rappresentato l’ultimo anello di una filiera dove sono stati riversati i beni – secondo le accuse – fraudolentemente sottratti dalle altre compagini del gruppo imprenditoriale Mercuri, a danno dei creditori e dell’erario.

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