Gli imprenditori Antonio e Alberto Statti
2 minuti per la letturaLAMEZIA TERME – Aveva subìto l’onta di una indagine (operazione Spartaco) che sfociò in un sequestro di beni (annullato dal Riesame e infine anche dalla Cassazione) ma ora per l’imprenditore Alberto Statti, presidente di Confagricoltura Calabria, il fratello Antonio e Maria Costanzo, entrambi di Lamezia Terme, è giunta l’assoluzione.
Il gup Rossella Prignani, in accoglimento della richiesta del pm Giuseppe Falcone, a cui si sono associati tutte le difese, ha assolto “perché il fatto non sussiste” Alberto Statti, Antonio Statti e Maria Costanzo, addetta alle assunzioni e ai pagamenti, a cui veniva contestato il reato di estorsione nei confronti dei propri dipendenti.
La difesa è stata rappresentata dagli avvocati Franco Giampà del foro di Lamezia Terme , Armando Veneto sostituito dall’avvocato Rita Femio del Foro di Palmi, Cesare Placanica del Foro di Roma e Luigi Antonio Panella anche egli del foro di Roma, intervenuto quest’ultimo in sostituzione del compianto avvocato Antonio Mazzone che aveva in precedenza curato la difesa dei fratelli Statti.
È stata assolta perché il fatto non sussiste anche la società Agricola Lenti difesa dall’avvocato Paolo Mascaro, sostituito in udienza dall’avvocato Bernardo Marasco. Il giudice, sempre su richiesta della Procura ha assolto anche gli avvocati Gennaro Di Natale e Giuseppe Pizzonia riconoscendo la correttezza del loro operato.
Come si ricorderà, sulla base delle indagini eseguite dal Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, la Procura della Repubblica aveva contestato una serie di estorsioni commesse nel tempo a danno di dipendenti della società cooperativa amministrata da Statti.
Secondo quanto emerso dalle attività investigative, i dipendenti dell’azienda avrebbero iniziato a subire taglieggiamenti sul loro salario sin dalla fine degli anni 90, momento in cui Alberto Statti prese in mano le redini della cooperativa.
Da quel momento, secondo gli inquirenti, Alberto Statti, attraverso le estorsioni oggetto dell’accusa, avrebbe incamerato illeciti profitti per un ammontare complessivo di circa 400.000 euro. Tutte accuse che alla fine non hanno retto tant’è che è stata la stessa Procura a chiedere l’assoluzione.
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