L'aula bunker di Rebibbia prima dell'inizio dell'udienza contro la 'ndrangheta
2 minuti per la letturaCATANZARO – «Questa indagine è una pietra angolare nella conoscenza della ‘ndrangheta e di questa nuova frontiera» del crimine di matrice calabrese che si serve dei “colletti bianchi” per gestire il potere. Lo ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, questa mattina arrivando nell’aula bunker di Rebibbia, a Roma, dove si tiene la prima udienza preliminare dell’inchiesta “Rinascita-Scott”, con 456 imputati, fra i principali esponenti dei clan di Vibo Valentia e di altre “locali” della Calabria. Ma il procuratore si è anche soffermato sul modo in cui è stata affrontata la lotta alla ‘ndrangheta: «La colpa è di tutti noi uomini delle istituzioni che non abbiamo preso con la dovuta serietà e rigore quello che è accaduto sotto i nostri occhi per decenni»
Il calendario delle udienze prevede almeno 10 appuntamenti nell’aula bunker del penitenziario romano in attesa che venga ultimata una struttura simile a Lamezia Terme, nell’ex area industriale.
Il procuratore capo di Catanzaro, parlando con la stampa, ha sottolineato come «in questo processo c’è un’altissima percentuale di colletti bianchi e di quella che si definisce “zona grigia”, fatta di molti professionisti e uomini dello Stato infedeli che hanno consentito a questa mafia di pastori, caproni e gente rozza, con la forza della violenza e dei soldi della droga, di entrare mani e piedi nella pubblica amministrazione e nella gestione della cosa pubblica».
Per numeri e imputati, e per la sua valenza, l’indagine, Rinascita-Scott è stata associata al primo maxi-processo della storia delle inchieste di mafia, celebrato all’Ucciardone di Palermo: «Non mi accosto a quei grandi uomini che sono stati i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – ha affermato Gratteri – ma questo è uno step di un disegno nato il 16 maggio del 2016, quando mi sono insediato alla procura di Catanzaro. Da quel giorno, insieme ai miei collaboratori, abbiamo pensato di costruire questa tipologia di indagine, non con pochi indagati, ma che abbia l’intento di spiegare il disegno unitario di questa ‘ndrangheta asfissiante, che davvero toglie il respiro e il battito cardiaco alla gente».
Gratteri ha anche fatto riferimento all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Salerno nei confronti dell’ex presidente della Corte di assise di Catanzaro, Marco Petrini, magistrato sott’inchiesta per corruzione in atti giudiziari: «Ho visto quello che fa la procura di Salerno: è un segnale che si innesta col processo di oggi e con gli altri già celebrati», ha sottolineato Gratteri, visto che Rinascita-Scott è il processo di ‘ndrangheta con «la più alta percentuale di colletti bianchi e uomini dello Stato infedeli».
Il procuratore di Catanzaro ha anche rigettato le accuse di “manettaro” che qualcuno gli ha fatto: «E’ perfettamente chiara questa campagna di delegittimazione nei confronti della procura di Catanzaro, perché hanno capito perfettamente che io sono solo la punta avanzata di una grande squadra che ha spalle larghe e nervi d’acciaio e che sicuramente non farà falli di reazione».
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