La villa confiscata e restituita a Caruso
3 minuti per la letturaLAMEZIA TERME (CATANZARO) – «Gli elementi che hanno determinato la confisca sono insussistenti». Così la Cassazione aveva motivato a maggio 2019 l’annullamento con rinvio in altra sezione della Corte d’Appello di Catanzaro della confisca dei beni mobili e immobili nei confronti dell’imprenditore lametino Giuliano Caruso (LEGGI), 46 anni (il procuratore generale della Cassazione aveva chiesto il rigetto del ricorso di Caruso e quindi la conferma della confisca).
Da qui il giudizio di rinvio celebratosi davanti alla Corte di appello e conclusosi, oggi, con l’annullamento del decreto di confisca e la restituzione di tutti i beni a Giuliano Caruso. Una requisitoria del procuratore generale della Corte di Cassazione, già tre anni fa, segnalava profili di illegittimità del decreto di confisca. Oggi l’imprenditore lametino è tornato nel pieno possesso di tutti i suoi beni e gode della definitività di una sentenza assolutoria per insussistenza del fatto di usura a lui, in un primo momento, contestato.
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In tutti i gradi di giudizio ed in tutte le sedi giudiziarie Giuliano Caruso è stato difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Antonio Larusa. Per Caruso prima arrivò il sequestro (marzo 2016) su richiesta della Procura della Repubblica di Lamezia e sulla base delle indagini del Gruppo della Guardia di finanza di Lamezia, poi la confisca confermata dalla Corte d’Appello a ottobre del 2018 del patrimonio dell’imprenditore dal valore di oltre otto milioni e mezzo di euro.
La confisca, infatti, riguardò, nello specifico: due ville ubicate in un residence turistico della riviera tirrenica; un fabbricato adibito ad uffici ed un magazzino ad uso commerciale ubicati nel centro cittadino; una lussuosa villa collocata nella zona montana di Lamezia Terme, con annessa piazzola di atterraggio per elicotteri; una grande struttura adibita ad hotel e ristorante ubicata nell’hinterland lametino; una grande struttura adibita ad attività commerciale ubicata nella periferia lametina;15 appezzamenti di terreni – agricoli ed edificabili; una ditta individuale operante nel settore dell’edilizia; quote societarie ed intero compendio aziendale di due società operanti rispettivamente nel settore della ristorazione e della compravendita di immobili; quote societarie ed intero compendio aziendale di due s.r.l. operanti nel settore edile; quote societarie ed intero compendio aziendale di una società di persone operante nel settore del commercio di preziosi ed immobiliare; quote societarie di una s.r.l. operante nella ristorazione e caffetterie; quote societarie di una s.r.l. operante nel settore delle scommesse.
Il sequestro scattò nell’ambito dell’operazione della Guardia di finanza “turpe lucrum” e condotta nei confronti del medesimo imprenditore accusato di usura. A insospettire le fiamme gialle in particolare era stata la «notevole e rapida ascesa economica e finanziaria» di Caruso.
“Ma dopo dopo sei anni è giunta al termine l’angosciante vicenda giudiziaria” – commentano i legali di Caruso – che ha visto come protagonista il noto imprenditore edile di Lamezia Terme Giuliano Caruso. Nei suoi confronti erano stati pronunciati, rispettivamente dal gip di Lamezia Terme e dal Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro, due decreti di sequestro con cui l’imprenditore era stato spogliato di tutti suoi beni immobili poiché rinviato a giudizio per usura nei confronti di un socio di una sua impresa. Celebratosi il processo con rito abbreviato, Caruso veniva condannato alla pena di tre anni di reclusione e veniva disposta la confisca di tutti beni precedentemente sequestrati.
Stesso provvedimento di confisca veniva pronunciato, nel frattempo, dal Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro. Giudicato in secondo, la Corte di Appello, su conforme richiesta del Procuratore generale, assolveva Caruso per insussistenza del fatto, disponendo la restituzione di tutti beni precedentemente confiscati. Il decreto di confisca disposto in sede di prevenzione, invece, veniva confermato dalla Corte di Appello di Catanzaro, e per tale ragione impugnato in Cassazione. La Corte di Cassazione annullava, con rinvio alla corte di Appello di Catanzaro, il decreto di confisca ravvisando molteplici profili di illegittimità. Da qui il giudizio di rinvio celebratosi davanti alla Corte di Appello e conclusosi, oggi, con l’annullamento del decreto di confisca e la restituzione di tutti i beni a Giuliano Caruso.
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