Salvatore Aversa e Lucia Precenzano
2 minuti per la letturaLAMEZIA TERME (CATANZARO) – Lo Stato dovrà risarcire Giuseppe Rizzardi, che era stato ritenuto il killer del poliziotto Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano. Rizzardi finì in carcere, condannato in primo grado ma poi assolto definitivamente negli altri gradi di giudizio. Il tribunale di Salerno ha, infatti, dichiarato la responsabilità per colpa grave del magistrato (pubblico ministero all’epoca dei fatti) Adelchi D’Ippolito nell’esercizio delle sue funzioni, e ha, di conseguenza, condannato lo Stato italiano, in persona del presidente del Consiglio dei ministri, a risarcire il danno causato a Giuseppe Rizzardi in relazione all’inchiesta sul duplice omicidio del sovrintendente di Polizia Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano uccisi il 4 gennaio del 1992, in via dei Campioni (ora via Aversa – Precenzano) nel centro di Lamezia Terme.
La condanna al risarcimento è stata resa nota dall’avvocato Armando Veneto, legale di fiducia di Rizzardi. Il 27 gennaio del 1992, furono arrestati, sulla base della testimonianza di Rosetta Cerminara (supertestimone decorata con medaglia al valore civile il 27 maggio del 1997, dall’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro), Giuseppe Rizzardi e Renato Molinaro (morto il 18 giugno del 1997 dopo aver ingerito una bustina di droga).
Condannati in primo grado il 13 gennaio 1994 (su su richiesta del pm D’Ippolito) Rizzardi all’ergastolo e Molinaro a 25 anni di reclusione, i due imputati furono assolti il 12 maggio del 1995 dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro. Assoluzione riconfermata il 21 maggio del 2002 dalla Corte d’Assise d’appello di Catanzaro. La sentenza dei giudici di appello confermò il giudizio di secondo grado emesso nel dicembre del 1995 da un’altra sezione della stessa Corte d’assise d’appello ed annullata dalla Corte di Cassazione per un vizio di forma.
Nell’agosto del 1996, sulla base della testimonianze di alcuni pentiti, Rizzardi e Molinaro, allora in attesa di un nuovo giudizio, furono scagionati e la testimone Cerminara smentita. Gli organizzatori dell’omicidio furono individuati nei due pentiti della sacra corona unita pugliese, Salvatore Chirico e Stefano Speciale.
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