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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Archiviazione per l’ex parlamentare e già sottosegretario Giuseppe Galati Il gip distrettuale di Catanzaro, Barbara Saccà, ha infatti accolto la richiesta di archiviazione della Dda di Catanzaro. Galati, dunque (così come un altro indagato, Pasquale Reillo) esce di scena nell’ambito operazione “Quinta Bolgia”. È stata quindi dimostrata la totale estraneità di Galati alla vicenda giudiziaria che aveva travolto l’Asp di Catanzaro. Estraneità, certificata dalla stessa Procura procedente, la quale, nel rivalutare con attenzione gli elementi investigativi, ha proceduto, a compulsare l’organo giudicante affinché venisse posto fine all’iter giudiziario nei confronti del politico, conclusosi con il decreto di archiviazione. Provvedimento, questo, “che ridà giustizia e dignità al deputato – scrivono in una nota i legali di Galati – pur senza lenire la sofferenza e l’amarezza che da quella ordinanza ne erano derivate”.

Galati, infatti, in ragione di quell’ordinanza, poi annullata dalla Suprema Corte, che aveva accolto pienamente la tesi difensiva degli avvocati Francesco Gambardella e Salvatore Cerra, ritenendo evanescente la contestazione e la totale estraneità a fatti penalmente rilevanti, venne posto agli arresti domiciliari; misura poi sostituita con quella del divieto di dimora in Calabria, dal Tribunale del Riesame di Catanzaro che aveva accolto, pur parzialmente, le istanze difensive.

All’ex parlamentare la Dda ha contestato l’abuso d’ufficio poi riqualificato dal Riesame in tentato abuso d’ufficio poiché – secondo le accuse – in concorso con il consigliere comunale Luigi Muraca, sarebbe intervenuto sul direttore amministrativo dell’Asp di Catanzaro, Giuseppe Pugliese (all’epoca dei fatti) in virtù dei rapporti esistenti tra Galati e Pugliese anche connessi al precedente conferimento dell’incarico dirigenziale a Pugliese, per l’affidamento del servizio ambulanza da parte dell’Asp di Catanzaro al gruppo imprenditoriale ‘ndranghetistico Putrino. A Galati successivamente gli è stato contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa, di essere stato, cioè, “il politico di riferimento a disposizione dei membri della cosca confederata Iannazzo – Cannizzaro- Daponte, in cui è inserito il sottogruppo ‘ndranghetistico Putrino”.

Tutte accuse che ora sono cadute visto che è stata la Procura stessa a chiedere e ottenere l’archiviazione.

Così come per Pasquale Reillo, 54 anni, dipendente del gruppo Rocca. Reillo era finito in carcere poichè in qualità di dipendente “di fatto” del gruppo Rocca, ancorché formalmente non assunto, avrebbe partecipato all’organizzazione criminale, con il compito di gestire per conto del gruppo Rocca, riconducibile alla famiglia di ‘ndrangheta Cannizzaro – Daponte – Gagliardi, confederata con la famiglia Iannazzo, il controllo nei locali dell’ospedale per procacciare funerali a vantaggio gruppo Rocca, intimidendo i dipendenti dell’Asp. Ma ora la posizione di Reillo (difeso dagli avvocati Lucio Canzoniere e Roberto Battimelli) è stata archiviata. Il pm ha condiviso le posizioni della difesa che già in sede di Riesame aveva ottenuto l’annullamento dell’ordinanza cautelare in carcere che aveva applicato a Reillo, rimasto in carcere per 16 giorni. Come si ricorderà, rischiano, invece,il processo 15 delle 22 persone che rimasero coinvolte nell’operazione “Quinta bolgia” scattata il 12 novembre 2018. La Dda il 4 febbraio scorso ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di dirigenti dell’Asp, imprenditori e dipendenti di due ditte coinvolte nell’inchiesta della Dda di Catanzaro e di un ex consigliere comunale di Lamezia. A novembre 2018, il gip di Catanzaro firmò 22 ordinanze di custodia cautelare (fra carcere e domiciliari) su richiesta della Dda nei confronti di politici, imprenditori ritenuti di riferimento della cosca Iannazzo – Cannizzaro- Daponte di Lamezia, dirigenti dell’Asp di Catanzaro e dipendenti delle ditte Putrino e Rocca Gli indagati, a vario titolo, sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, illecita concorrenza con violenza o minaccia, abuso d’ufficio e peculato.

Per la Procura antimafia di Catanzaro, in particolare, l’ombra della ‘ndrangheta si era allungata sull’Asp. Emerse – secondo le contestazioni della Dda – come la cosca mafiosa “Iannazzo” e la sua articolazione “Cannizzaro- Daponte” esercitavano, tramite le società dei gruppi Putrino (cosca Iannazzo) e Rocca (cosca Cannizzaro Daponte) un monopolio di fatto nel settore delle onoranze funebri e dell’assistenza sanitaria a Lamezia. Emersero anche, in particolare, aspetti concorrenziali aspri tra le due imprese che avrebbero occupato “ militarmente” l’ospedale di Lamezia per accaparrarsi servizi oltre che i funerali di pazienti deceduti. Il secondo filone dell’indagine, condotto dal gruppo tutela spesa pubblica sempre del nucleo Guardia di Finanza di Catanzaro, ha riguardato, infatti, presunte condotte illecite nell’affidamento e nella gestione del “servizio autoambulanze occasionale e su chiamata” gestito dall’Asp di Catanzaro. L’operazione “Quinta Bolgia” portò anche allo scioglimento dell’Asp di Catanzaro per infiltrazioni mafiose.

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