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CATANZARO – Dopo gli interrogatori di garanzia di tutti e sette gli arrestati, svoltisi venerdì scorso presso il carcere di Salerno, ieri, ha risposto alle domande del gip l’avvocatessa Maria Tassone, detta Marzia, sottoposta alla misura degli arresti domiciliari.
La professionista è indiziata nell’ambito dell’inchiesta “Genesis” della procura di Salerno, che ha portato all’arresto in carcere del giudice Marco Petrini (LEGGI LA NOTIZIA), presidente della seconda sezione della Corte d’Appello di Catanzaro.
La posizione dell’avvocatessa è legata a quella del magistrato incriminato, figura centrale della vicenda giudiziaria.
Il giudice e l’avvocatessa avrebbero avuto una relazione sessuale, collegata dai pm salernitani, ad alcune cause in tribunale. Più nel dettaglio, secondo la pubblica accusa, ci sarebbe stato il rigetto, da parte del giudice, della richiesta della Procura generale di utilizzare il verbale di un pentito, in un processo in cui l’avvocatessa Tassone, faceva parte del collegio difensivo.
“Lo scorso sette marzo – evidenzia inoltre il gip salernitano – il giudice Petrini avrebbe promesso di aiutare l’avvocato Tassone per la difesa” in un processo per duplice omicidio.
La toga arrestata l’altro ieri ha respinto gli addebiti e lo stesso ha fatto l’avvocatessa, interrogata per due ore e mezzo, con l’assistenza dei suoi legali Valerio Murgano e Antonio Curatola. Nessuna corruzione ed un rapporto che non era assolutamente finalizzato alla corruzione, è stata la linea di difesa della professionista.
Pure l’ex consigliere Pino Tursi Prato, fra gli arrestati, ha risposto alle domane del giudice per le indagini preliminari ed il suo avvocato, Franz Caruso, ha detto, che se il suo cliente non verrà scarcerato dal gip, è già pronto un ricorso per il Tribunale del Riesame.
LA CENA IN RICORDO DEI “VECCHI TEMPI”
L’indagine della procura di Salerno sul giudice Petrini, però, potrebbe essere solo uno dei capitoli, di una più ampia inchiesta dedicata alle toghe del Palazzo di Giustizia catanzarese. Gli accertamenti sulla condotta del presidente di sezione della Corte d’Appello, sono stati avviati che, nei mesi scorsi, allorquando la procura di Catanzaro, come atto dovuto per il coinvolgimento di un magistrato in servizio nel proprio distretto, inviava determinate risultanze, ai pm di Salerno. Ma nel frattempo altre carte hanno intrapreso il viaggio Catanzaro-Salerno. Ed in questa mole di carte, oltre ad essere descritti particolari relativi a possibili complicità con il giudice arrestato, vengono raccontati altre circostanze d’interesse investigativo.
Per esempio, si riferisce di una cena a casa dell’avvocato Giancarlo Pittelli, che sarebbe stata preparata in onore dei “vecchi tempi”. Alla cena – come rivela L’Espresso – avrebbero preso parte otto magistrati ed ora all’analisi degli inquirenti salernitani vi sono le discussioni ed i dialoghi fatti a tavola. Se si fosse parlato di politica, sport o di gossip in generale, certamente le conversazioni registrate non sarebbero state inviate ai magistrati di Salerno.
Ne consegue che si è parlato d’altro. Ed a tal proposito, si ricorda, che lo scorso 20 dicembre, l’avvocato Pittelli è stato arrestato dalla Dda di Catanzaro, nel corso del maxi-blitz “operazione Rinascita Scott”, con gravi ipotesi di reato.
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