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CATANZARO – «E’ la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri sintetizza l’operazione Rinascita Scott che ha portato a oltre 300 arresti tra i quali politici, avvocati, commercialisti e massoni (LEGGI LA NOTIZIA).
«Oggi è una giornata storica giunta a conclusione di una indagine nata il giorno del mio insediamento che corona uno dei sogni che avevo, smontare la Calabria come un treno della Lego e rimontarlo piano piano». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha commentato l’operazione “Rinascita-Scott”.
«Quando l’ho detto ai miei – ha aggiunto – mi hanno guardato come un marziano ma il lavoro è cominciato con l’Arma territoriale. Poi l’indagine è lievitata e sono intervenuti i Ros. Il Comando generale ci è sempre stato vicino ed il Comando interregionale ci ha mandato i migliori uomini. Un’indagine difficile da subito per contenere le fughe di notizie che ci hanno fatto ballare per un anno, dal deposito della richiesta al gip. Siamo riusciti ad anticipare di un giorno l’operazione grazie alla professionalità dei carabinieri, uomini che anche la vigilia di Natale sono pronti a mollare tutto se chiamati per un servizio. Lo dico a chi ama denigrare questo Ufficio, l’Arma dei carabinieri e le forze dell’ordine. Alla fase esecutiva dell’operazione hanno preso parte circa 3000 militari con tutte le specialità, dal Gis al Tuscania ai Cacciatori, tutte le sezioni Ros d’Italia e tutti i carabinieri della Calabria».
«Di questa operazione, quello che ci ha impressionato – ha detto Gratteri – è la facilità con cui la famiglia Mancuso di Limbadi aveva contatti con i quadri della Pubblica amministrazione. Ci ha meravigliato la facilità alla permeabilità dei quadri della Pa da parte della cosca Mancuso intesa come ‘provincià di Vibo. Questa è la cosa che più ci ha amareggiato, vedere uomini delle istituzioni al servizio della “provincia”. E’ stato molto triste».
«Questa operazione – ha detto il comandante interregionale dei carabinieri Luigi Robusto e che hanno fede. Se non c’è sinergia, i risultati non sono raggiungibili. Il fatto che non ci siano latitanti non sarebbe stato possibile senza l’integrità degli uomini che hanno operato. Si parla di ‘ndrangheta ma c’è chi vive per combatterla, non a parole ma con i fatti. Sono prossimo al congedo e non pensavo di chiudere la carriera così». Il comandante del Ros Pasquale Angelosanto ha evidenziato come l’inchiesta sia servita a «documentare le dinamiche e gli assetti interni delle cosche del vibonese, individuando gli affari illeciti fatti di estorsioni, usura, droga ma anche di 4 omicidi, un tentato duplice omicidio ed un tentato omicidio. Reati, poi, come intestazione fittizia dei beni, riciclaggio evidenziano l’enorme capacità della cosca di partecipare alle attività economiche sul territori, sia direttamente che indirettamente. Le indagini hanno evidenziato anche la capacità di cercare contatti con la pubblica amministrazione e di acquisire informazioni sulle nostre attività, strategia alla quale abbiamo risposto con la controinformazione».
«E’ stata – ha detto il comandante della Legione carabinieri Calabria Andrea Paterna – un’indagine lunga, complessa, laboriosa, condotta con abnegazione e sagacia e grande professionalità. Oggi si scrive una pagina importante non solo per la Calabria».
«L’operazione di oggi – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Bruno Capece – è il risultato di tre anni di sacrifici di tanti uomini. Un sacrificio ripagato dall’area che si respirava stamani a Vibo con la gente alle finestre libera di salutare i carabinieri».
Il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Vibo Valerio Palmieri ha evidenziato come le «strutture di ‘ndrangheta si interfacciavano con esponenti politici, istituzionali e, nel palazzo di giustizia di Vibo, con rappresentanti a livello di quadri». «Ci siamo trovati a fronteggiare un nemico – ha detto il comandante del secondo reparto investigativo del Ros Massimiliano D’Angelantonio – che conosceva in anticipo le nostre mosse grazie. Avvocati come Pittelli e professionisti a loro collegati fornivano loro notizie. Difficoltà superate grazie alle sinergie tra reparti ed al lavoro della Dda». L’ufficiale ha poi spiegato che il nome Scott dato all’operazione è quello di un agente della De americana che ha collaborato con i Ros in numerose indagini sul narcotraffico ed è morto in un incidente stradale al suo rientro negli Stati Uniti.
Il comandante del Ros di Catanzaro Giovanni Migliavacca ha sottolineato come l’operazione sia stata possibile grazie al sostegno fornito dai vertici dell’Arma e di Gratteri». Infine il comandante del reparto operativo di Vibo Luca Romano ha evidenziato il lavoro «dei semplici carabinieri, il loro impegno e la loro dedizione. Oggi abbiamo restituito uno spazio di libertà a questa terra e ne siamo orgogliosi. Spazio che ora va occupato con la stessa chiarezza messa in campo dalla Dda e dai carabinieri».
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Solo pochi giorni fa, il neoprocuratore di Vibo che si è insediato ieri Camillo Falvo, salutando i colleghi della Procura di Catanzaro – dove per la Dda seguiva l’area di Vibo – aveva detto «ora o mai più».
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«Se era un riferimento a oggi? Anche» ha detto Gratteri.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha affermato: «Congratulazioni ai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando provinciale di Vibo Valentia, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, per la maxi operazione della scorsa notte che ha portato all’esecuzione di più di trecento ordinanze di custodia cautelare in tutto il territorio nazionale e al sequestro di beni per 15 milioni di euro».
«Un durissimo colpo inferto alla ‘ndrangheta operante nel vibonese e alle sue ramificazioni in Italia e all’estero che testimonia l’impegno quotidiano e la grandissima capacità investigativa ed operativa della magistratura e delle forze di polizia nella lotta alle organizzazioni criminali», ha aggiunto la titolare del Viminale.
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