Peppino Daponte
1 minuto per la letturaLAMEZIA TERME (CZ) – Svolta alle indagini su un delitto del 2003. Dopo l’avviso di conclusioni indagini, la Dda di Catanzaro ha chiesto al gup, Claudio Paris, il rinvio a giudizio per Peppino Daponte, ritenuto un appartenente alla cosca confederata Iannazzo – Daponte- Cannizzaro. Daponte due giorni fa è stato condannato con il rito abbreviato dal gup di Lamezia al processo relativo all’operazione antidroga “Arianna 2”.
Daponte a luglio 2018 è stato condannato in appello a 8 anni di carcere anche nell’ambito dell’operazione “Andromeda” scattata il 14 maggio 2015 contro i clan Iannazzo – Cannizzaro -Daponte (e alcuni imprenditori ritenuti collusi) e condotta dalla Squadra mobile e del Gico della Finanza.
Ma questa volta per lui l’accusa formulata dalla Dda è più pesante: omicidio aggravato dalla modalità mafiose (oltre che di detenzione illegale del revolver calibro 38 utilizzata per il delitto). L’omicidio è quello di Pietro Bucchino, ucciso all’età di 32 anni tra l’1.30 e le 2 di notte dell’11 ottobre del 2003. Pietro Bucchino fu trovato cadavere in via Cerasolo di Sambias,, la zona delle case popolari Aterp.
Bucchino, noto alle forze dell’ordine (con precedenti soprattutto per furti) fu ucciso con cinque colpi di pistola calibro 38. Era il periodo della guerra di mafia fra clan contrapposti ma il movente per la Dda di Catanzaro non avrebbe avuto nulla a che fare con la guerra fra clan anche se l’omicidio fu di stampo mafioso. Bucchino avrebbe dato fastidio alla cosca Iannazzo – Daponte – Cannizzaro, agendo in maniera autonoma per reati contro il patrimonio (furti) e per questo motivo sarebbe stato punito.
A distanza di quasi 16 anni, il pm Dda di Catanzaro Elio Romano ha chiesto il processo nei confronti di Peppino Daponte, 59 anni di Lamezia, accusato dunque di omicidio aggravato dalle modalità mafiose. Daponte avrebbe agito in concorso con altre persone allo stato non identificate.
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