Pasqualino Ruberto
3 minuti per la letturaLAMEZIA TERME (CATANZARO) – Assolti ”perchè il fatto non sussiste”. Così si è pronunciato il gup nei confronti di Pasqualino Ruberto ex consigliere comunale e candidato a sindaco nelle elezioni del 2015 e il medico Giovanni Paladino, entrambi accusati di concorso esterno in associazione mafiosa.
Tutti gli altri imputati sono stati invece condannati dal gup al processo celebratosi con il rito abbreviato scaturito dall’operazione “Crisalide” che, di fatto, determinò lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose a novembre 2017.
IL FASCICOLO DINAMICO
SULL’OPERAZIONE CRISALIDE
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Come si ricorderà, a luglio 2018 il pm aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati (con pene da un massimo di 20 anni a un minimo di 2). Otto anni e 8 mesi erano stati chiesti dal pm della Dda, Elio Romano, nei confronti di Pasqualino Ruberto e del medico Giovanni Paladino (nell’inchiesta rimase coinvolto anche Giuseppe Paladino, figlio di Giovanni, ex vicepresidente del consiglio comunale per il quale si sta celebrando il processo con rito ordinario davanti al tribunale di Lamezia. Ruberto e Giovanni Paladino sono a finiti a processo con il rito abbreviato relativamente all’operazione Crisalide contro il clan Cerra – Torcasio – Gualtieri che scattò il 23 maggio 2017 e fu portata avanti dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Lamezia Terme.
In particolare, indagando sui nuovi “picciotti” del clan in cui emerse la figura di Antonio Miceli, ritenuto il reggente del clan, gli investigatori scoprirono anche che gli esponenti della cosca avrebbero appoggiato Ruberto e Giuseppe Paladino (per i quali pende anche la richiesta di incandidabilità) alle comunali del 2015.
A parte i due politici, per tutti gli altri l’accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso, dedita al traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato e rapina.
Tutte le condanne
La condanna più pesante (20 anni di carcere) è stata inflitta ad Antonio Miceli. Queste le altre condanne: 16 anni e 4 mesi per Nicola Gualtieri inteso “Nicolino”; 14 anni e 6 mesi a Giuseppe Grande “U pruppo”; 10 anni e 1 mese per Vincenzo Grande, Giuseppe Grande, Teresa Torcasio (moglie di Miceli); 8 anni e 10 mesi Antonio Domenicano; Mattia Mancuso 2 anni e 8 mesi; Salvatore Torchia 8 anni, 2 mesi e 20 giorni; Ottavio Muscimarro 6 anni e 8 mesi; Paolo Strangis 2 anni e 4 mesi; Rosario Muraca 10 anni e 2 mesi; Domenico De Rito 10 anni; Alessio Morrison Gagliardi 12 anni e 10 mesi e 10 giorni; Fortunato Mercuri 8 anni, 6 mesi e 10 giorni; Alberto Carlo Gigliotti 12 anni, 10 mesi e 20 giorni; Vincenzo Brizzi 8 anni e 10 giorni; Michele Grillo, 8 anni, 11 mesi e 10 giorni; Alessandro Gualtieri 1 anno, 9 mesi e 10 giorni; Claudio Vescio 8 anni 1 mese e 10 giorni; Antonio Perri, 1 anni, 9 mesi e 10 giorni; Giuseppe De Fazio 6 anni; Antonio Mazza 5 anni, 1 mese e 20 giorni; Pasquale Caligiuri 10 anni e 10 giorni; Antonio Saladino 10 anni, 3 mesi e 10 giorni; Antonio Franceschi 9 anni, 6 mesi e 20 giorni; Rosario Franceschi 8 anni e 10 mesi; Massimo Gualtieri 9 anni, 9 mesi e 10 giorni; Vincenzo Catanzaro 5 anni 6 mesi e 20 giorni; Antonio Gullo 8 anni; Guglielmo Mastroianni 1 anno e 9 mesi; Antonio Paola 8 anni e 6 mesi; Antonello Amato, 8 anni, 2 mesi e 20 giorni; Francesco Salvatore Mazzotta 6 anni e 10 mesi; Maurizio Caruso 5 anni e 6 mesi; Saverio Torcasio (classe 75) 5 anni e 6 mesi; Francesco Gigliotti 6 anni e 3 giorni; Davide Belville, 6 anni, 3 mesi e 10 giorni; Saverio Torcasio (u geometra) 8 anni, 4 mesi e 10 giorni; Antonio Stella 8 anni e 4 mesi; Cosimo Marco Passalacqua 8 anni, 1 mese e 10 giorni; Luigi Vincenzini 8 anni, 1 mese e 10 giorni; Salvatore Fiorino 5 anni e 5 mesi; Luca Torcasio 5 anni e 6 mesi.
In questo processo si sono costituiti parte civile Antonio Crapella, i fratelli Francesco e Pasquale Butera, Luigi Angotti, la Comunità Progetto Sud, l’associazione Antiracket Ala, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dell’Interno con l’Avvocatura dello Stato e il Comune di Lamezia. Per Angotti (panificio “il fornaio distrutto da una bomba a marzo 2017) risarcimento di 30.000 euro; Comune di Lamezia 80.000 euro; Associazione antiracket 10.000 euro e presidenza del Consiglio dei ministri 50.000 euro (rigettate le richieste delle altri parti civili).
Sono stati assolti, invece, Daniele Grande, Davide Cosentino, Pino Isaac Esposito, Smeraldo Davoli, Daniele Amato e Emmanuel Fiorino.
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