La corte d'appello di Catanzaro
1 minuto per la letturaCATANZARO – Si ridimensiona il processo scaturito dall’operazione “All Inclusive” con le pene attribuite agli imputati ridotte in secondo grado.
Si tratta del troncone celebrato con rito ordinario, scaturito dall’inchiesta “All Inclusive” che ha consentito di stroncare un traffico di cocaina a Catanzaro.
La Corte d’appello del capoluogo, presieduta da Caterina Capirò, ha rideterminato in favore degli imputati tutte le pene, compresa quella inflitta a Mario Russo, ex appuntato dei carabinieri già in servizio alla Procura di Catanzaro, al quale era stata comminata una condanna a 7 anni e 3 mesi di reclusione, rideterminata adesso in un anno e 11 mesi.
Nello specifico sono stati condannati Giovanni Russo a 5 anni e 4 mesi (9 anni e 5 mesi in primo grado); Antonio Scozzafava a 4 anni e 8 mesi (9 anni); Gheorge Luciu ad un anno e 2 mesi (un anno e 9 mesi); Domenico Rubino a 2 anni e 8 mesi (6 anni); Alessio Gennaro Spagnolo a 4 anni (6 anni); Antonio Gualtieri a 2 anni e 8 mesi (7 anni e 6 mesi); Massimo Purcaro a 3 anni e 4 mesi (4 anni e 6 mesi); Santo Grande ad un anno e 3 mesi (un anno e 9 mesi); Maurizio Colicchia ad un anno e 3 mesi (un anno e 9 mesi) e Giuseppe Barbuto a 3 anni e 4 mesi (8 anni e 6 mesi).
L’operazione “All inclusive” fu eseguita dalla Squadra mobile di Catanzaro, sotto le direttive dalla Direzione distrettuale antimafia, il 24 febbraio del 2014. Le indagini consentirono di sgominare un’organizzazione dedita al narcotraffico, a capo della quale vi erano persone di spessore criminale che si avvalevano di giovanissimi dediti anche a rapine ed estorsioni. Dalle indagini della Squadra mobile emerse che due gruppi criminali avevano stretto un patto di ferro per calmierare e avere un prezzo unico per la droga che veniva spacciata nel capoluogo.
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