Un'aula di tribunale
3 minuti per la letturaCATANZARO – Il Tribunale collegiale di Catanzaro ha disposto la riunione dei due processi, noti come “Robin hood” e “Calabria etica”, istruiti dalla Procura di Catanzaro. Ha anche ammesso le richieste di prova delle parti (alcuni imputati hanno chiesto di essere sentiti) e proceduto poi con l’esame di un teste del pm. In tal modo i due procedimenti sono stati accorpati in un processo unico a carico di tutti gli imputati.
In “Robin hood” erano imputati l’ex assessore regionale al Lavoro (e attuale consigliere regionale) Nazzareno Salerno, l’ex dg del dipartimento 10 Vincenzo Caserta, l’ex presidente di Calabria Etica Pasqualino Ruberto, Maria Francesca Cosco, Antonio Cusimano, Bruno Dellamotta, Gianfranco Ferrante, Martino Valerio Grillo, Claudio Isola, Ortensio Marano, Patrizia Nicolazzo, Michele Parise, Saverio Antonio Spasari, Vincenzo Spasari, Damiano Zinnato, la società Cooperfin spa.
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ALL’OPERAZIONE ROBIN HOOD
Con il procedimento “Calabria etica” erano stati rinviati a giudizio Pasqualino Ruberto, ex presidente della fondazione Calabria Etica, ente in house della Regione Calabria; Vincenzo Caserta, già dirigente generale reggente del dipartimento “Sviluppo economico, Lavoro, Formazione e Politiche sociali; Michele Parise, Patrizia Nicolazzo e Maria Francesca Cosco, presidente e componenti della commissione selezionatrice del progetto “Piano di comunicazione istituzionale”; Antonello Catanese, Domenico Pisano, Maurizio Scerra, membri del collegio dei revisori dei conti della fondazione; e Caterina Ferrante, amministratore unico e legale rappresentante della Crc Consulting.
L’operazione “Robin Hood” era stata portata a termine il 2 febbraio 2017 e ha rivelato presunti illeciti che avrebbero portato alla distrazione dei fondi destinati al Credito sociale, ossia alle famiglie più povere, e dirottati, invece, con manovre ritenute illecite, sulla Cooperfin Spa di Ortensio Marano, società esterna alla Regione. La gestione del Credito sociale sarebbe stata così, con pressioni e minacce, sottratta a Fincalabra, ente in house della Regione, e destinata all’ente Calabria Etica, presieduta all’epoca da Pasqualino Ruberto, incapace, diversamente da Fincalabra, della gestione economico-fìnanziaria richiesta dal progetto. Da Calabria Etica a Cooperfin il passo è stato breve.
Questo avrebbe comportato secondo l’accusa un ingiusto vantaggio alla società finanziaria, rappresentato dalla successiva aggiudicazione del servizio di partnership, ed un danno diretto ed immediato alla Regione Calabria in termini di conseguimento dei target dinnanzi all’Unione europea e ritardo nello svolgimento del progetto, controllo del capitale del Fondo Credito Sociale. Secondo le ipotesi accusatorie, Salerno avrebbe pattuito, accettato e ricevuto una somma di denaro pari ad almeno 230.739,46 euro da Ortensio Marano (tramite la società Cooperfin spa di cui Marano è socio ed amministratore delegato) al fine di far ottenere alla società Cooperfin spa il contratto d’appalto.
Secondo l’accusa – rappresentata in entrambi i processi dal pm Graziella Viscomi – nel procedimento “Calabria etica” gli imputati, venendo meno al proprio dovere di pubblici ufficiali e trasgredendo all’articolo 97 della Costituzione che prescrive il dovere di imparzialità nella Pubblica Amministrazione, avrebbero illecitamente favorito l’assunzione di 251 collaboratori per quattro progetti «dal contenuto fumoso, privi di concretezza e di riferimenti alle modalità di attuazione nonché carenti di accordi con le autorità collegate cui i lavoratori erano destinati».
Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Mario Murone, Francesco Iacopino, Giancarlo Pittelli, Giovanni Merante, Vincenzo Gennaro, Francesco Gambardella, Domenico Naccari, Giusy Caliò. La prossima udienza è prevista per il 16 aprile 2019, per il controesame del teste sentito oggi è per sentire ulteriori testi d’accusa.
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