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Paolo Mascaro

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LAMEZIA TERME – Cambia parere la Procura generale di Catanzaro sull’ex sindaco Paolo Mascaro relativamente al giudizio d’appello sulla richiesta di incandidabilità avanzata dal ministerno dell’Interno per l’ex sindaco e per gli ex consiglieri comunali Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino (in primo grado il tribunale di Lamezia rigettò la richiesta contro Mascaro accogliendo invece quella contro i due ex consiglieri comunali).

Il sostituto procutatore generale Carlo Alessandro Modestino, infatti, prima aveva chiesto il rigetto del ricorso (atti depositati il 26 settembre scorso) (LEGGI LA NOTIZIA) sia della Procura della Repubblica (rappresentata dal procuratore Salvatore Curcio) (LEGGI LA NOTIZIA DEL RICORSOche dell’Avvocatura dello Stato. Ora, invece, nel corso della prima udienza in Corte d’Appello tenutasi nei giorni scorsi, ha modificato il parere chiedendo l’accoglimento dei due ricorsi contro Mascaro (Procura e ministero) condividendo quindi la tesi sia della Procura che dell’Avvocatura (per conto del ministerno dell’Interno). L’udienza è stata poi rinviata dai giudici della Corte d’Appello al prossimo 21 gennaio. Come si ricorderà, l’ex sindaco Paolo Mascaro e gli ex consiglieri comunali Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino, sono stati ritenuti dal ministero diretti responsabili dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose (scioglimento decretato il 27 novembre 2017).

In primo grado, ad agosto scorso, il tribunale di Lamezia – sezione civile – aveva rigettato la richiesta di incandidabilità nei confronti di Mascaro (LEGGI), accogliendo invece quella contro Ruberto e Paladino. La sentenza nei confronti di Mascaro è stata successivamente impugnata e quindi è stato proposto ricorso in appello dal ministero e dalla Procura, così come da Ruberto e Paladino.

In particolare, per il ministero e la Procura di Lamezia (che hanno chiesto l’annullamento della sentenza favorevole a Mascaro) la sentenza primo grado risulta «fortemente contraddittoria e manifestamente illogica». E questo perchè i giudici di primo grado hanno scritto nella sentenza che «appare emergere dagli atti la prova di un condizionamento dell’azione amministrativa dell’Amministrazione Comunale da parte della criminalità organizzata». E che «tale condizionamento – scrivono i giudici nella sentenza impugnata dall’accusa – appare provato sotto due specifici aspetti: quello della formazione del consenso elettorale e quindi dell’elezione dei componenti del Consiglio Comunale, e quello dell’imparzialità dell’azione amministrativa in senso tecnico».

E ancora: «Ampia e interferente in via diretta e mediata sull’azione amministrativa è la competenza del Consiglio Comunale, anche in materia di programmazione dell’azione amministrativa, di deliberazione in materia di spesa e di controllo politico dell’attività del sindaco e della Giunta, tanto da ritenere che, in concreto, l’infiltrazione mafiosa nel Consiglio (anche se con candidati originariamente d’opposizione), abbia comportato un concreto vulnus all’imparzialità dell’azione amministrativa».

Da ciò. dunque, è scaturito l’appello della procura della Repubblica e dell’Avvocatura dello Stato per i quali, dunque, il sindaco Mascaro sarebbe venuto meno al suo potere-dovere di vigilanza, indirizzo e controllo dell’operato della sua amministrazione.

Esaminati gli atti per l’appello, il sostituto procuratore generale aveva chiesto per Mascaro il rigetto del ricorso dell’Avvocatura dello Stato e della Procura ma ora ha invece chiesto l’accoglimento condividendo quindi le richieste di Procura e Avvocatura.

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