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LAMEZIA TERME – Il presunto capocosca Vincenzino Iannazzo “U morettu” voleva investire in Irlanda dove si trovava per sfuggire alla notifica del provvedimento della sorveglianza speciale. Almeno questo scrivono gli inquirenti. E dall’estero teneva i contatti con Lamezia attraverso imprenditori che erano agli ordini di Iannazzo che li avrebbe utilizzati come suoi prestanomi in vari attività.
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Il rapporto con il mondo imprenditoriale lametino è infatti uno spaccato che maggiormente caratterizza l’inchiesta “Andromeda” coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha chiesto e ottenuto 43 arresti e due obblighi di dimora contro altrettanti presunti esponenti delle cosche Iannazzo e Daponte -Cannizzaro (LEGGI L’OPERAZIONE). Fra i casi che emergono sotto questo aspetto, quello relativo agli imprenditori Antonello Caruso e Giuseppe Cavaliere, fra gli arrestati nell’operazione “Andromeda”. Caruso, per un certo periodo, avrebbe avuto anche il ruolo di autista di Vincenzino Iannazzo. Lo stesso Caruso e Cavaliere, sarebbero stati particolarmente attivi nell’incrementare il giro d’affari con le aziende “Tirrena costruzioni srl” e la “Cascina della bontà”.
E sarebbero stati consci della fittizia intestazione delle quote societarie da parte di Vincenzino Iannazzo. Avrebbero procacciato nuovi lavori, eseguendo sempre gli ordini impartiti da Iannazzo. E soprattutto tra la fine deli 2009 e i primi sei mesi del 2010, avrebbero agevolato i collegamenti tra Iannazzo, stabilitosi in quel periodo in Irlanda, e gli altri sodali, anche attraverso lo scambio, il trasporto e la consegna di “pizzini”, mantenendone vivi i rapporti e le relazioni e il conseguente scambio informativo.
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RIGUARDANTE L’OPERAZIONE ANDROMEDA
E sempre secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, Cavaliere, avrebbe continuato anche in epoca successiva, almeno sino al 2014, a fornire a Vincenzino Iannazzo appoggi logistici in Irlanda e sistematica assistenza, collaborazione, consulenza, gestendo altresì in Irlanda – per conto di Iannazzo – il ristorante “Sapori Italiani”. In questo contesto, tra le fonti di prova ci sono le intercettazioni telefoniche ascoltate dagli uomini della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro. Emblematica anche quella del 2 marzo 2010 fra Antonello Caruso e Vincenzino Iannazzo. Il presuno boss riceve una telefonata da Caruso il quale riferisce che Nathalie è arrabbiata e Iannazzo risponde di parlare con “Charlie Chaplin”.
Sempre Iannazzo si lamenta che ancora con l’architetto non ha concluso niente in Irlanda e Caruso risponde che, secondo lui, anche l’architetto si troverebbe in difficoltà economica. E Iannazzo illustra le idee di investimento che ha intenzione di intraprendere con l’architetto in Irlanda.
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