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LAMEZIA TERME – Confermato l’ergastolo per padre e figlio. Non ha fatto sconti anche la Corte d’Appello di Catanzaro (presidente Palma Talerico; consigliere Marco Petrini) che ha confermato il carcere a vita per Domenico Mezzatesta, 60 anni, e per il figlio Giovanni, 41 anni, entrambi di Decollatura, accusati del duplice omicidio di gennaio 2013 all’interno del bar del Reventino di Decollatura dei lametini Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo. 

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I giudici della Corte d’Appello hanno quindi accolto la richiesta di conferma dell’ergastolo avanzata dal sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Catanzaro, Sandro Dolce. I due Mezzatesta a febbraio 2014 erano stati condannati al massimo della pena con il rito abbreviato dal gup di Lamezia, Carlo Fontanazza, che accolse in toto le richieste del pm (LEGGI LA NOTIZIA DELLA CONDANNA DI PRIMO GRADO). Alle richieste dell’accusa avevano aderito le parti civili, i familiari delle due vittime, rappresentate dagli avvocati Armando Veneto, Renzo Andricciola, Lucio Canzoniere, Antonio Larussa e Paolo Gallo.

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Il difensore dei due imputati, l’avvocato Francesco Pagliuso, aveva chiesto ai giudici della Corte d’Appello l’esclusione dell’aggravante della premeditazione, la concessione delle attenuanti generiche e l’assoluzione per Giovanni Mezzatesta. Padre e figlio furono individuati dai carabinieri poco dopo il duplice delitto grazie alle immagini delle telecamere poste all’interno e all’esterno del locale.

A sparare contro i due lametini sarebbe stato Domenico Mezzatesta (che si costituì ai carabineri dopo quasi 2 anni di latitanza LEGGI LA NOTIZIA) la cui furia omicida sarebbe scattata al culmine di una discussione fra padre e figlio per alcuni atti intimidatori nei confronti dei Mezzatesta attribuiti a Vescio e Iannazzo: una bomba, posta sotto la finestra della cameretta del figlio di 7 anni aveva addirittura sollevato interamente il tetto della sua casa ed il furto di un camion della ditta Alluminio Meridionale di cui Giovanni Mezzatesta era titolare (LEGGI LA NOTIZIA DELL’ARRESTO DI GIOVANNI MEZZATESTA). Le versioni fornite dai Mezzatesta furono però smentite dai familiari.

Le responsabilità dei due imputati emersero dai filmati delle telecamere dalle cui scene emerse un duplice delitto dalle modalità efferate. Oltre ai colpi di pistola esplosi in varie parti del corpo, i due lametini (che non erano armati) furono presi pure a calci in testa. I Mezzatesta quel tragico primo pomeriggio di gennaio 2013 giunsero nel locale per chiarire qualcosa, ma bastò poco per scatenare la furia omicida di Domenico Mezzatesta che – secondo quanto emerse dalle immagini delle telecamere – iniziò a sparare mentre il figlio fuori dal bar faceva da “palo”. Lo stesso Giovanni Mezzatesta rientrò – secondo le accuse – per sparare almeno una volta contro una delle vittime, sferrando anche un calcio in testa a Vescio che cercò riparo con un divano all’interno del locale. Domenico Mezzatesta (ex vigile urbano) spinse però il figlio fuori dal bar affinchè continuasse a fare da “palo” mentre lo stesso 60enne sparò il colpo di grazia alle due vittime (almeno 7/8 i colpi esplosi).

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