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CATANZARO – L’inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro sul Piano dell’edilizia sociale taglia un primo traguardo. E, nel registro degli indagati, finisce il nome del dirigente esterno della Regione Calabria, Antonio Capristo, che aveva annullato la graduatoria finale scaturita da un primo bando di gara, poi sostituito con quello che ha già portato a decine di decreti di pagamento a favore delle ditte risultate vincitrici del secondo bando. Abuso d’ufficio l’ipotesi di reato intorno alla quale ruota il fascicolo al quale sta lavorando a pieno ritmo il sostituto procuratore, Domenico Guarascio. Il quale, per non lasciare nulla al caso, già nei mesi scorsi, messo mano alla lunga e dettagliata denuncia presentata in Procura dall’imprenditore Giuseppe Gatto (tra i beneficiari dei fondi messi in campo dal bando annullato), aveva spedito i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Catanzaro, guidati dal tenente Marco Fragassi, negli uffici del Dipartimento ai Lavori pubblici ad acquisire tutta la documentazione ritenuta utile ai fini investigativi.
Ed è stato spulciando tra delibere, ordinanze, progetti e decreti di pagamento che, alla fine, il magistrato ha deciso di andare fino in fondo, al fine di verificare la regolarità del tortuoso iter seguito dalla Regione Calabria nel delicato settore delle Politiche della casa, anche in virtù dei 155 milioni di euro di finanziamenti destinati a creare 4 mila alloggi sociali di edilizia residenziale da offrire in locazione o proprietà a soggetti appartenenti a particolari categorie sociali disagiate e a sviluppare una economia sul territorio per 1 miliardo di euro. Nella voluminosa informativa stilata dai carabinieri si parte dalla dettagliata denuncia dell’impresa “Gatto costruzioni”, per ricostruire tutte le fasi che avevano portato all’attuale bando dell’edilizia sociale, indetto dalla giunta targata Scopelliti, dopo che la stessa, a pochi giorni dall’insediamento, aveva sospeso l’efficacia e l’esecutività delle graduatorie definitive approvate nell’ambito di un precedente bando di gara pubblicato dalla Regione Calabria-settore casa nel 2008, fino ad annullarlo due anni dopo per sostituirlo con quello “incriminato”.
Un iter ritenuto sospetto dalla Procura, ma del tutto legittimo da quei giudici del Tar, che, nel rigettare i ricorsi, seppur in sede cautelare, proposti dalle imprese che erano state ammesse ai fondi, avevano definito il provvedimento di auto annullamento della Regione «adeguatamente motivato, essendo stati rappresentati i numerosi aspetti di illegittimità in cui è incorsa la procedura annullata e le ragioni per cui l’interesse pubblico alla legittimità dell’azione amministrativa sia stato considerato prevalente rispetto all’affidamento dei soggetti destinatari del finanziamento». A quella decisione, erano seguite altre udienze, dagli epiloghi altelenanti, mentre la Regione andava avanti con la consegna dei lavori e i decreti di pagamento, contro i quali, di volta in volta, le ditte rimaste escluse hanno puntato il dito, con ulteriori ricorsi in sede amministrativa. Il sostituto procuratore, Domenico Guarascio ha iniziato a delineare ogni singola posizione, partendo da quella del dirigente Capristo, contro il quale più denunce erano piovute in Procura per contestarne il conflitto d’interessi legato agli incarichi dallo stesso svolti per conto della ditta “Lapietra srl” di Rossano (compresa la predisposizione del progetto relativo alla costruzione di 135 alloggi) che, rimasta fuori dal bando di gara annullato, nel secondo si era invece classificata al primo posto, beneficiando così di uno degli interventi più appetibili tra quelli finanziati. E ora è proprio su questi presunti strani intrecci che il magistrato e i carabinieri stanno concentrando la propria attenzione, allo scopo di fare chiarezza una volta per tutte su una vicenda che da troppo tempo incombe sull’indotto economico di una regione che, anche da questo bando, tenta di ricavare una boccata d’ossigeno, compresi quegli imprenditori che hanno regolarmente partecipato e vinto.
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