Nicola Gratteri
3 minuti per la lettura«OGGI è il giorno della strage di Capaci ma anche il giorno dei “gattopardi”, delle persone potenti e importanti che quando Falcone era in vita, lo hanno deriso, calunniato e diffamato e poi sono saliti sui banchi a commemorare Falcone perché purtroppo i morti non possono parlare, non si possono difendere». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, a cui verrà conferito un dottorato honoris causa in Marketing e law da Univpm e la cittadinanza onoraria di Ancona dal Comune, in occasione della Giornata della Legalità, parlando agli studenti dell’Università Politecnica delle Marche e a oltre 800 ragazzi video-collegati. Sempre oggi, a Roma, si è svolto un flash mob a Roma a sostegno del procuratore Gratteri., promosso dal gruppo cooperativo Goel, presenti anche molti sindaci.
«Però – ha aggiunto Gratteri – sta a noi vivi difendere memoria e onore dei morti. E’ insopportabile, sono stato testimone oculare, ho visto salire su un palco dopo di me e commemorare Falcone e Borsellino, e in vita ridevano».
«Vorrei – ha detto ancora agli studenti – che queste manifestazioni anti-mafia e queste commemorazioni le guardaste con occhio critico, servono soprattutto a quelli che devono lavarsi la coscienza per non aver fatto quello che avrebbero potuto e dovuto fare fare. Noi vivi, se riteniamo di essere onesti, dobbiamo avere coraggio, a costo di dispiacere il manovratore, a
costo di dispiacere il potere, di criticare».
«Mai come in questo caso – ha detto ancora – il silenzio è complicità: non basta essere onesti, non basta pagare tasse o fare il proprio lavoro, dobbiamo prendere posizione e, in modo democratico, contestare e protestare in modo sistematico senza se e senza ma. Altrimenti non andremo da nessuna parte e faremo solo stanchi riti di commemorazione».
Gratteri ha anche ricordato quei momenti: «Del 23 maggio 1992 – ha detto – il mio ricordo è di aver ascoltato alla radio un dramma subito dopo essere uscito dal carcere di Bologna “Dozza”, ricordo che quel giorno è stata una cosa traumatica e inaspettata, anche perché Falcone era a Roma, era uscito dalla “prima linea”, anche se a Roma stava facendo cose molto importanti perché contribuiva a fare delle modifiche fondamentali per contrastare le mafia».
«Però non ci si aspettava quella strage e con quelle modalità, – ha ammesso Gratteri magistrato in prima linea contro la ndrangheta, a sua volta sotto scorta così come la sua famiglia -, sarebbe stato più facile uccidere Falcone a Roma visto che aveva una scorta meno imponente, meno stringente rispetto a quella che aveva in Sicilia».
La riforma della giustizia
Rispetto alla riforma della giustizia, Gratteri ha aggiunto: «Molte cose non le posso dire perché non voglio fare il gioco di nessun partito politico ma mai come in questo governo di larghe intese, solo Fratelli d’Italia all’opposizione, si stanno facendo tutte quelle riforme della giustizia che non servono assolutamente a risolvere i problemi della giustizia».
«Se questo approccio di modifiche normative ci fosse stato 15-20 anni fa – ha attaccato – avremmo avuto tre girotondi attorno a Palazzo di giustizia di Milano, avremmo sui giornali più importanti d’Italia notizie a caratteri cubitali contro il governo, oggi sono tutti assieme e nessuno può parlare. Il potere reale sta facendo apparentemente piccole modifiche che nulla, apparentemente, hanno a che fare con il contrasto alle mafie».
Ma, ha aggiunto, «ogni piccola modifica normativa è un segnale alle mafie, di tendenza, di come sta andando il vento. Questo le mafie lo capiscono perfettamente, – ha concluso – non lo capisce chi non è nel mondo della criminalità organizzata, chi non studia, chi non fa ricerca, chi guarda solo trasmissione tv d’intrattenimento, chi non legge libri».
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