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LAMEZIA TERME – I finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme, coordinati dal Procuratore della Repubblica, Salvatore Curcio, hanno eseguito un’ordinanza applicativa degli arresti domiciliari nei confronti di Massimiliano Raso barista di Sambiase di anni 47, indagato per il reato di usura ed esercizio abusivo del credito.

Con il medesimo provvedimento il giudice per le indagini preliminari, Emma Sonni, ha altresì disposto, nei confronti dell’indagato, il sequestro preventivo, nella forma per equivalente, di circa 170.000 euro, corrispondente agli interessi percepiti attraverso l’attività di usura, nonché il sequestro del patrimonio mobiliare ed immobiliare, per un valore di oltre 470.000 euro, ritenuto frutto dell’attività illecita.

Le indagini delegate dal sostituto procuratore Marta Agostini sono state avviate a seguito dell’approfondimento, da parte delle Fiamme Gialle lametine, di alcune operazioni sospette registrate sui conti correnti dell’indagato.

In particolare, tali operazioni evidenziavano notevoli flussi di denaro sui conti del presunto usuraio che non avevano coerenza con i suoi redditi e il volume d’affari.

Pertanto, venivano esperite specifiche e mirate indagini attraverso le quali si riscontrava che la gran parte del denaro movimentato proveniva da un imprenditore, operante nel settore dei trasporti, che, più volte invitato a riferire circa tali movimentazioni di denaro, assumeva un atteggiamento reticente, asserendo che il presunto usuraio era una persona a lui legata da profonda amicizia, sulla base della quale erano fondati anche i loro rapporti finanziari.

Per tali ragioni, si rendeva necessario svolgere ulteriori attività di indagine che venivano esperite mediante mirati accertamenti bancari, perquisizioni locali, escussione di persone informate sui fatti ed attività di natura tecnica dalle quali emergeva che il presunto usuraio, nel periodo compreso tra il mese di gennaio 2014 ed il mese di agosto del 2021, aveva ricevuto dalla vittima somme pari circa 240.000 euro.

All’esito finale delle indagini è stato riscontrato che, dal gennaio 2014 all’agosto del 2019, l’indagato erogava prestiti all’imprenditore vittima di usura pari a circa 80.000 euro a fronte dei quali aveva preteso interessi al tasso compreso tra il 40,55% ed il 94,14%, ricevendo somme di denaro pari a circa 240.000 euro, di cui circa 144.000 quali interessi.

Al fine di dissimulare gli accordi illeciti, per alcuni dei prestiti usurai sia la vittima che l’usuraio avevano stipulato delle scritture private di compravendita di automezzi con le quali veniva falsamente documentato che l’indagato apportava capitali nell’impresa della vittima partecipando, in tal modo, all’acquisto di autocarri utilizzati per l’attività imprenditoriale.

Altra modalità con cui l’indagato concedeva i prestiti alla vittima era quello del “cambio assegni”. Attraverso tale sistema la vittima rilasciava un assegno post-datato all’usuraio il quale, come contropartita, forniva somme in denaro contante equivalente all’importo facciale del titolo, decurtato della quota di interessi.

I mirati accertamenti sviluppati dalle Fiamme Gialle lametine, su impulso di questo ufficio di Procura, consentivano di individuare un cospicuo patrimonio, mobiliare ed immobiliare, realizzato dall’indagato nel periodo in cui praticava l’attività di usura, di valore del tutto sproporzionato e ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati. Per tali motivi, veniva disposto il sequestro di beni, del valore di circa 470.000 euro, che ha riguardato: due fabbricati rispettivamente ubicati in Lamezia Terme e Falerna; un locale, ad uso commerciale, ubicato in Lamezia Terme; due locali, ad uso deposito, in Lamezia Terme; un’autovettura; disponibilità finanziarie e polizze assicurative.

Inoltre, è stato anche disposto il sequestro, per equivalente, della somma di 169.897 euro, pari agli interessi percepiti dall’indagato attraverso l’attività illecita di usura.

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