Fiori sul luogo della strage dei ciclisti
2 minuti per la letturaLAMEZIA TERME (CATANZARO) – La procura della Repubblica di Catanzaro ha aperto un fascicolo per omicidio stradale nei confronti di Chafik El Ketani, il 32enne che nel 2010 provocò la morte di 8 ciclisti falciati sulla statale 18 e che era alla guida lunedì sera della Toyota Corolla uscita di strada sulla statale 280 tra Marcellinara e Lamezia. Nello schianto ha perso la vita questa volta Fennane Noureddine, 31 anni, che viaggiava a bordo come passeggero quando, per cause ancora al vaglio degli inquirenti, l’auto è uscita improvvisamente di strada. El Ketani, finito in ospedale. è stato sottoposto a esame tossicologico e si è in attesa dell’esito, ma è indagato per omicidio stradale (LEGGI).
L’incidente ha riaperto la ferita di chi si salvò dalla strage dei ciclisti. Fra gli otto morti in quella maledetta domenica mattina del 5 dicembre 2010 c’era anche Rosario Perri, mentre Gennaro, fratello di Rosario, rimase ferito insieme all’avvocato Fabio Davoli. Gennaro Perri quella mattina faceva anche lui parte del gruppo dei ciclisti che furono falciati.
E ieri, appena apprende che lo stesso giovane investitore, undici anni dopo la tragedia, è rimasto coinvolto in un altro incidente mortale lunedì sera sulla statale 280 (e che lo stesso conducente ora è indagato per omicidio stradale, reato che ancora non era stato introdotto all’epoca della strage del 5 dicembre del 2010), la mente di Gennaro Perri non può che non tornare ai quei terribili momenti.
«Ma com’è può essere possibile che questo ragazzo avesse ancora la patente, ce l’ha ancora?» si chiede Gennaro Perri. «Io non ce l’ho con lui, ma con chi gli ha ridato la patente, se ce l’ha, con il giudice che lo ha condannato, perché avrebbe dovuto toglierli la patente a vita e mandarlo fuori dall’Italia. Ripeto, non ho niente contro di lui e non sono nemmeno razzista, tanti extracomunitari sono clienti della mia officina meccanica, però così è tutto sbagliato. E’ un’altra ingiustizia dopo la sua condanna per quello che ha fatto. Un’ingiustizia per tutti noi familiari, per la città di Lamezia, per tutti. La legge è da rivedere altrimenti uno si alza la mattina e fa quello che vuole tanto non viene severamente punito come dovrebbe».
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