X
<
>

I controlli della guardia di finanza nell'azienda

Share
2 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Il Gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme, su delega della locale procura, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare personale e patrimoniale emessa dal Giudice per le indagini preliminari dopo gli accertamenti per il fallimento di una ditta individuale che opera nel settore della fabbricazione di infissi in legno.

L’indagine ha evidenziato la sussistenza di condotte rilevanti, sia sotto l’aspetto fallimentare che dal punto di vista penale-tributario. L’inchiesta ha portato agli arresti domiciliari un imprenditore lametino di 50 anni, Gianfranco Caporale, con la sospensione temporanea di un curatore fallimentare, Aldo Larizza, cinquantenne di Reggio Calabria; il sequestro preventivo di tutte le attività di impresa riconducibili al fallito, alla madre ed all’ex dipendente della ditta fallita; il sequestro preventivo delle quote della s.r.l.; il sequestro preventivo ai fini della confisca diretta o per equivalente dell’importo di euro 1.052.286, 25 nei confronti del fallito; il sequestro preventivo di tutti i beni costituenti l’azienda fallita e nella disponibilità della s.r.l.; il sequestro preventivo ai fini della confisca diretta o per equivalente dell’importo di euro 1.217.375,00 nei confronti del fallito, quale provento delle vendite in nero.

Nel corso delle indagini è stato anche riscontrato che la ditta individuale oggetto d’indagini ha occultato o distratto “rimanenze di magazzino” per un totale di oltre 700 mila euro, mentre è stata dimostrata la continuazione dell’attività della ditta individuale fallita per il tramite di una s.r.l. artatamente costituita per il tramite di un ex dipendente della ditta stessa, e fittiziamente legalmente rappresentata dalla madre dell’imprenditore fallito, amministratore di fatto della nuova società.

Il curatore fallimentare, invece, ha stipulato con Caporale, amministratore di fatto della s.r.l., in nome e per conto della curatela, due contratti simulati di locazione dell’intero complesso industriale della ditta fallita a un canone irrisorio, celando in realtà una cessione di azienda che ha permesso al fallito stesso di continuare ad utilizzare l’intero impianto industriale provento del reato di bancarotta fraudolenta.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE