La tifoseria del Catanzaro
3 minuti per la letturaCATANZARO – Non è servita la presa di posizione del presidente del Catanzaro calcio, Floriano Noto, a difesa della sua tifoseria. Tanto meno la lettera aperta del presidente del consiglio comunale di Catanzaro, Marco Polimeni, al vicepresidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini.
La mano pesante del questore di Catania, Alberto Francini, si è abbattuta già (LEGGI LA NOTIZIA) su 7 dei 37 ultras giallorossi rimasti coinvolti nei danneggiamenti all’interno di un autobus dell’Amt a bordo del quale, domenica scorsa, stavano raggiungendo lo stadio Massimino per assistere alla gara di calcio valida per il campionato di “serie C”.
Sette Daspo per una durata compresa tra i 5 e gli 8 anni sono stati emessi a carico dei tifosi che “vantavano” precedenti specifici. Il divieto più grave è stato spedito all’indirizzo dell’ultras che avrebbe costretto, dietro minaccia, l’autista dell’autobus a viaggiare con le portiere aperte, inducendolo a disattivare il sistema frenante di emergenza, per impedire che i facinorosi lo attivassero.
Per gli altri l’accusa di aver preso parte ai disordini che, nel corso del tragitto, li avrebbe visti scandire cori contro la città di Catania e contro la tifoseria etnea, ballando e colpendo ripetutamente e pericolosamente con calci e pugni le strutture dell’autobus sul quale viaggiavano, fino a rompere un vetro divisorio e provocare altri danni al mezzo. Da qui l’avvio degli accertamenti e la successiva identificazione di ogni singolo tifoso a bordo dell’autobus danneggiato da parte degli uomini della Digos di Catanzaro, chiamati a supporto dei colleghi siciliani.
Ieri i Daspo annunciati e destinati – c’è da giurarci – a sollevare un polverone nel mondo del calcio, mentre ogni singolo tifoso colpito dal divieto non esiterà a ingaggiare un avvocato per impugnare davanti al Tar il provvedimento che rischia di diventare anche un vero e proprio caso politico.
Sull’accaduto è intervenuto anche il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, il quale stigmatizza la decisione puntualizzando che «non si può colpire in maniera indiscriminata una tifoseria intera».
Per il primo cittaidno del capoluogo di Regione, «spiace dover constatare che sono già in corso di notifica i provvedimenti sanzionatori. La condanna di ogni forma di violenza dentro e fuori gli stadi è ferma, assoluta, ma la pesantezza della punizione comminata dalla Questura siciliana mi sembra ingiustificata e sproporzionata, perché se da un lato interessa alcuni tifosi che già avrebbero avuto specifici precedenti, dall’altro si concentra anche su sostenitori che hanno raggiunto Catania solo per assistere alla partita, padri di famiglia e professionisti spinti al di là dello Stretto per l’amore che nutrono nei confronti dei colori giallorossi. Persone arrivate a Catania con mezzi propri e che poi hanno solo seguito le indicazioni delle Autorità di sicurezza, che le ha fatte salire sugli autobus del trasporto pubblico locale».
Inoltre, «Le misure punitive nei confronti di chi avrebbe danneggiato l’autobus – ha aggiunto Abramo – e si sarebbe macchiato di altri gravi comportamenti sono del tutto condivisibili ma mi sarei anche aspettato, nel pieno rispetto della Giustizia e nella totale fiducia che ripongo nelle Forze dell’Ordine, che ci si fermasse all’individuazione del responsabile senza generalizzazioni che non fanno altro che impedire l’accesso agli stadi a gente che con la violenza non c’entra nulla. E che macchiano l’immagine di una tifoseria e di un’intera città che si sono sempre distinte per civiltà e correttezza».
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