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Nel capoluogo calabrese sarebbero stati commessi gli stessi errori di altri comuni come quelli di Genova, Milano e Napoli

CATANZARO – Catanzaro è uno dei comuni capoluogo che potrebbe aver applicato un errato calcolo nella determinazione della tassa sui rifiuti, con il rischio per i contribuenti di aver versato più del dovuto.

La Tari si calcola sulla base di una quota fissa e di una variabile in relazione al numero degli occupanti per la superficie dei locali. Nel caso di Catanzaro il problema riguarda la metodologia di conteggio delle pertinenze degli immobili (magazzini, garage, depositi, ripostigli …). Secondo l’ultimo regolamento comunale Tari approvato (il comma 2 dell’art. 15), ai locali che costituiscono pertinenza oltre alla quota fissa si applica, nuovamente, la quota variabile, sebbene nella misura minima di un occupante. Una disposizione che sembra contrastare con l’interpretazione recentemente affermata dal sottosegretario all’economia Pier Carlo Baretta che, all’interno di una risposta scritta ad interrogazione parlamentare, ha precisato la corretta interpretazione della normativa nazionale e delle circolari del Mef.

La parte variabile della tariffa va computata solo una volta, considerando l’intera superficie dell’utenza, quindi includendo sia la parte abitativa e sia le pertinenze. Il nodo è capire se ai contribuenti catanzaresi nel computo della Tari sia stata conteggiata la quota variabile più di una volta rispetto alla superficie dell’immobile ancorandola alla sussistenza di una pertinenza (come apparirebbe dalla disciplina comunale). In quel caso l’aliquota variabile sarebbe stata richiesta illegittimamente.

Il capoluogo regionale è in compagnia di altri comuni, fra gli altri, Milano, Genova e Napoli. Tutto nasce da un’indagine risalente del Sole 24 ore che ha indotto il parlamentare cinquestelle Giuseppe L’Abbate ad avanzare l’interrogazione parlamentare da cui è scaturita la risposta del Mef.

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